Nel 1912, Felix Genecand detto Tricouni, un gioielliere ginevrino che si era fatto un nome nel mondo dell’alpinismo, progettò un nuovo sistema di chiodatura per gli scarponi da montagna. Mise appunto una serie di placchette metalliche realizzate in due pezzi (quello in acciaio temperato doveva ovviamente lavorare a contatto con il terreno) che, una volta fissati sui bordi esterni della suola e sul tacco, erano in grado di garantire una presa efficace su pendii franosi, neve ghiacciata e roccia bagnata o incrostata dal lichene. Tutte le grandi imprese alpinistiche dell’Ottocento e degli inizi del secolo successivo furono compiute con gli scarponi chiodati. La maggior parte degli scalatori rifiutava l’impiego dei ramponi – che comunque erano già stati inventati.
Per diversi motivi. E se è vero che le “grappe” erano osteggiate dalle guide, che temevano di perdere una clientela resasi autonoma dal faticoso lavoro di intaglio dei gradini nel ghiaccio, per parte loro gli alpinisti sembravano tutt’altro che entusiasti di comprimere le loro calzature con cinghie tese allo spasimo per tenere fermi i ramponi, col risultato di rallentare la circolazione sanguigna degli arti inferiori. La situazione si capovolgerà solo dopo l’invenzione del rampone a dieci punte, disegnato dal londinese Oscar Eckenstein e realizzato nel 1909 nell’officina di Henry Grivel a Courmayeur. Un attrezzo relativamente leggero e finalmente in grado di eliminare la fastidiosa sensazione di instabilità generata dai modelli precedenti. Vista la grande efficacia dimostrata dall’attrezzo, ci vollero pochi anni perché si diffondesse rapidamente il suo utilizzo. L’evoluzione a 12 punte (che permetterà un utilizzo più “aggressivo” dell’attrezzo) arriverà nel 1929 per opera del figlio di Grivel, Laurent. I ramponi sono di norma fabbricati in acciaio al cromo-molibdeno (metallo trattato per resistere alle basse temperature) ed hanno un peso (parliamo dei modelli più moderni) che può variare tra i 600 e i 1000 grammi la coppia. I ramponi a 10 punte si usano preferibilmente per marciare sulla neve compatta (escursionismo invernale o sci alpinismo), mentre quelli a 12 punte (o più) si usano per la progressione su ghiacciaio e per scalare pareti più o meno ripide (alpinismo). Tali ramponi sono caratterizzati da 4 punte frontali d’appoggio (due poste “in avanti”, parallelamente al terreno, e altre due poco dietro, inclinate di circa 45° verso il terreno). Sul telaio del rampone sono poi disposte, ordinatamente, le restanti 8 punte, tutte rivolte verso il terreno. Speciali ramponi a 12 o più punte, ed aventi comunque caratteristiche peculiari, sono progettati per la scalata di cascate di ghiaccio, disciplina estrema dell’alpinismo.
Dopo un’escursione i ramponi andrebbero asciugati con cura, per evitare la formazione di ruggine, e protetti con un sottile strato di olio idrorepellente o grasso al silicone.