Da una relazione di Giuseppe D’Annunzio
“Nell’estate del 2006, Fabio e Giulio Speranza, dell’Istituto nazionale di Geofisica e Vulcanologia, poco sotto la vetta di Monte Cagno (2136m), nel Parco Regionale del Velino Sirente, fanno una scoperta sensazionale: le impronte di un Theropoda, un dinosauro bipide carnivoro di grandi dimensioni con una lunghezza stimabile tra i 7 e i 9 metri.
Nel 2017, dopo i necessari studi, la notizia veniva diffusa sulla stampa specializzata (Cretaceous Research elsevier journal) dai ricercatori dell’Ingv (Istituto Nazionale di Geofisica e Vulcanologia) e dell’Università La Sapienza di Roma.
Poco dopo anche il Segretariato regionale dei Beni Culturali (pratica analizzata dal funzionario paleontologo Maria Adelaide Rossi e dal funzionario geologo Silvano Agostini) emanava il decreto di dichiarazione di notevole interesse culturale per “la parte del Monte Cagno su cui sono state scoperte impronte del più grande dinosauro teropode rinvenute sul territorio italiano”. E infine anche il Comune di Rocca di Cambio, sul cui territorio ricade la scoperta, ha allo studio un progetto finalizzato alla valorizzazione e fruibilità del sito.
La nostra escursione, proposta da Paolo Boccabella, ha avuto anche un risvolto alpinistico, tanto che siamo partiti da San Martino d’Ocre, siamo passati per la bellissima località dell’Acquazzese, con il rifugio della Forestale e il frutteto d’alta quota, abbiamo costeggiato la nota e suggestiva muraglia che separava i pascoli della Rocca da quelli di Ocre (anno di costruzione 1838) e infine, per una affilata cresta rocciosa, dove bisogna arrampicare mani e piedi, siamo saliti dritti per la vetta di Monte Cagno. Più di 1000 m di dislivello positivo!
Da qui si scende per 900m lungo il sentiero per Rocca di Cambio, poi in corrispondenza di un ometto di pietra più grande degli altri, si abbandona il sentiero e si scende sul ripido prato della parete NE per circa 200 m.
Le impronte sono impresse su uno strato sub verticale, una placca che si è resa visibile dopo alcuni crolli degli stati superiori spessi 2-3 m.
Le impronte, numerose, sono chiarissime e si riconosce anche l’affondamento nel fango molle del metatarso della zampa dell’animale. Si individua anche la traiettoria di marcia, ora verso Sud, e la sosta nel primo tratto.
Una esperienza emozionante quella di trovasi con tracce di creature che, secondo gli studiosi, vivevano nelle nostre zone nel Cretacico Inferiore ben 120 milioni di anni fa, subito dopo il Giurassico.
Tengo a precisare che la traccia seguita, e che riporto, è quasi tutta fuori sentiero e in alcuni tratti si affrontano anche passaggi alpinistici di II grado, quindi valutate attentamente rispetto alle vostre capacità”.
La scoperta.
Hanno tra i 125 e i 113 milioni di anni le prime orme di dinosauro scoperte in Abruzzo da un gruppo di ricercatori dell’Istituto Nazionale di Geofisica e Vulcanologia (INGV) e studiate assieme a un team di icnologi dell’Università Sapienza di Roma. La scoperta arricchisce il panorama delle impronte di dinosauro presenti nel nostro paese, fornendo informazioni sugli animali che “passeggiarono” sulle spiagge italiane del Cretaceo e sui loro comportamenti. I risultati di questo ritrovamento sono stati pubblicati sulla rivista Cretaceous Research (Elsevier).
“Le tracce”, afferma Fabio Speranza ricercatore INGV, “sono osservabili su una superficie calcarea, quasi verticale, situata a oltre 1900 m di quota sul Monte Cagno. La superficie a orme è raggiungibile dopo una escursione di circa due ore, partendo dal paese di Rocca di Cambio in Provincia de L’Aquila. Tra queste è stata rinvenuta anche una traccia di ben 135 cm di lunghezza che costituisce la testimonianza del più grande dinosauro bipede che sia mai stato documentato in Italia fino a oggi“.
La maggior parte di queste impronte fu impressa da uno o più teropodi (dinosauri bipedi prevalentemente carnivori) che, camminando, affondavano nel fango, molto probabilmente per la debole consistenza del substrato. Altre orme, invece, conservate al centro della superficie calcarea, sono state lasciate da un teropode accucciato.
“Le impronte, scoperte casualmente nell’estate 2006”, prosegue Speranza, “si trovavano su una superficie calcarea di età Cretaceo inferiore e facevano pensare a impronte di dinosauri. Ma solo nell’estate 2015, grazie agli sviluppi tecnologici e alla collaborazione con esperti di impronte dell’Università La Sapienza, è stato possibile dare un nuovo impulso alle ricerche. Un drone, in grado di trasportare una macchina fotografica digitale e l’uso dell’innovativa tecnica della fotogrammetria digitale, hanno consentito di ricostruire un modello tridimensionale accurato a partire da semplici immagini fotografiche. Grazie a questa tecnica è stato possibile lo studio di dettaglio delle impronte della parete subverticale, riportandole in ambiente virtuale facilmente analizzabile al computer. Per una datazione più precisa, sono stati prelevati campioni delle impronte e degli strati immediatamente soprastanti e sottostanti”.
Le impronte di dinosauro in Italia, studiate da decenni nel nostro paese e ancora oggi in continuo aggiornamento, hanno permesso di rivoluzionare le nostre idee sulla geografia dell’area mediterranea nel Mesozoico.
Per approfondimenti rimandiamo alla pubblicazione:
Citton, P., Romano, M., Carluccio, R., D’Ajello Caracciolo, F., Nicolosi, I., Nicosia, U., Sacchi, E., Speranza, G., Speranza, F., The first dinosaur tracksite from Abruzzi (Monte Cagno, Central Apennines, Italy), Cretaceous Research (2017), doi: 10.1016/j.cretres.2017.01.002.