NEVAIO “PERENNE” CONCA DEL SAMBUCO

Continua la rilevazione dei nevai permanenti del massiccio del Gran Sasso,  non poteva essere tralasciato per la sua estensione quello della Conca del Sambuco che pur subendo, nel corso degli anni, notevoli oscillazioni, è stato da tempo annoverato tra i nevai permanenti. Esso è situato in un ampia conca di origine glaciale di forma ellissoidale  prevalentemente detritica detta del  “Sambuco”,  compresa tra la lunga cresta di Pizzo d’Intermesoli e quella di Picco Pio XI a 1° 4’ 30” long.  E 42° 28’ 30” lat.  N  (v. IGM, F140 III NO).

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Nella rilevazione effettuata il 4 settembre 1986 il nevaio si presentava a forma di triangolo  isoscele con la base volta verso  S ed il vertice a N. Esso occupava in gran parte la depressione della Conca, estendendosi dalla base di Picco Pio XI alle pareti verticali  del versante N della vetta meridionale di Pizzo d’Intermesoli. La misurazione dava i seguenti dati: lunghezza dalla base, calcolata nella parte più estesa, m 136 c.. La superficie totale pertanto poteva essere valutata in più di 2 ha. L’alimentazione del nevaio dipende dalla sua particolare posizione in una conca chiusa da tre lati da alte e precipiti pareti,  parzialmente  aperta a N. Pertanto le nevi che si accumulano sulle creste S e O di Pizzo d’Intermesoli vengono riversate nella conca dai venti prevalenti  del Gran Sasso che spirano, come è noto, da SO. Ciò spiega il notevole accumulo di nevi che determina la loro permanenza.

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Ma ci sono altri fattori che vanno tenuti presenti: il periodo d’insolazione della zona, ove ha sede il nevaio,  è anche nel colmo dell’estate, brevissimo, inoltre notevole è “l’albedo” della superficie. Questi fattori  ostacolano in maniera considerevole il fenomeno dell’ablazione contribuendo così alla conservazione delle nevi. Oggi questa  vedretta è completamente scomparsa in quanto non si verificano più quelle copiose nevicate riferite ai mesi di novembre e dicembre.  Purtroppo dopo il 1987 il nevaio ha subito un forte regresso, solo negli anni 1994, 2004 e 2017 è  sopravvissuto fino a settembre,  per poi  sparire.

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Una rapida indicazione ora sul modo di arrivarci.  La via d’accesso più breve è da Pietracamela. Il tempo necessario quattro ore circa, considerate anche brevi soste, poiché la bellezza del percorso invita più volte a fermarsi per ammirare gli stupendi  scorci del Corno Piccolo e del Corno Grande.  Dall’abitato di Pietracamela (m.1030) si raggiunge, in una ventina di minuti, una piccola edicola. A questo punto, abbandonata la carrareccia della Valle di Rio Arno, si devia a destra e, valicato un ponticello, si segue l’itinerario n 15 fino a Prato Cantieri (m.1354). Lasciato  l’itinerario n 15 che prosegue sulla destra  e più in basso, attraversare il pianoro seguendo un brevissimo sentiero che porta a un fosso tra il bosco. Risalire il fosso tenendosi piuttosto a sinistra (senso di marcia) fino ad incrociare un marcato sentiero che sale a Fonte Caciari. Proseguire ancora per tale sentiero che, attraversato un tratto di bosco, esce, dopo essere passato per uno stazzo pastorale, su una estesa pietraia ad O di Picco dei Caprai. Risalirla tenendosi al margine sinistro (senso di marcia) e seguendo esili e discontinue tracce  di sentiero fino ad un terrazzo al bordo N della Conca del Sambuco. Da qui si giunge rapidamente al nevaio (m. 2100c.) che si ha di fronte.

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