“Picco Confalonieri” direttamente dai documenti storici della biblioteca Diocesana dell’Aquila
Il nome di Mons. Confalonieri ad una cresta del Gran Sasso – 5 Agosto 1941 –
Giornata luminosa e di alto godimento spirituale è stata quella trascorsa a Campo Imperatore in occasione della festa della Madonna della Neve.
(Questa tradizione arriva da molto lontano e precisamente dalle origini della chiesa di Santa Maria Maggiore in Roma: “edificata, secondo la tradizione, durante il pontificato di Liberio (352-366), fu ricostruita o ristrutturata da Papa Sisto III (432-440), che la dedicò al culto della Madonna, la cui divina maternità era appena stata riconosciuta dal concilio di Efeso. Secondo la tradizione, la Madonna apparve in sogno a Papa Liberio e al patrizio Giovanni, suggerendo di erigere una basilica in un luogo che sarebbe stato indicato miracolosamente. Così quando la mattina del 5 agosto un’insolita nevicata imbiancò l’Esquilino, Liberio avrebbe tracciato nella neve il perimetro della nuova basilica, costruita poi grazie al finanziamento di Giovanni. Di questo antico edificio rimane il ricordo solo in un passo del Liber Pontificalis che afferma che Liberio «fecit basilicam nomini suo iuxta Macellum Liviae». Ad ogni modo il 5 agosto di ogni anno, in ricordo di Nostra Signora della Neve, avviene la rievocazione del cosiddetto “miracolo della nevicata”: durante la celebrazione della messa al mattino e del Vespro alla sera, viene a scendere dal centro del soffitto a cassettoni in corrispondenza della cripta della mangiatoia, una cascata di petali bianchi).
Anche prescindendo dalla misticità dei riti della Chiesa – acquistanti, come si sa una particolare suggestione secondo i luoghi dove vengono celebrati – una altezza che tocca i 2500 metri è sempre un buon passo verso l’infinito. Là Dio si sente di più, perché la sua grandezza si legge più chiaramente nel gran libro della natura, e l’uomo diviene piccino, piccino davanti alla solennità maestosa delle cose.
Questa precisa sensazione hanno provato tutti gli escursionisti che si sono recati lassù in pio pellegrinaggio per onorare la Regina delle Nevi – e di neve ve ne è ancora e tanta nei canaloni profondi – e l’hanno provata anche i numerosi Dopolavoristi che, – venuti da più parti d’Italia – da otto giorni sono a contatto con quella verginità così suggestiva della natura, ospiti dell’infaticabile comm. Appiani, Segretario Generale del Dopolavoro.
Il comm. Ugo Marinucci, Vice Podestà de L’Aquila, Commissario Prefettizio dell’Azienda Centro Turistico del Gran Sasso – anima entusiasta della montagna, delle sue gioie e delle sue sorprese – coadiuvato dal rag. Simoncini, Direttore Generale di detta Azienda – ci teneva anche quest’anno ad organizzare un raduno spirituale nella raccolta chiesina del Gran Sasso, e ci è riuscito pienamente. Il nostro Arcivescovo Mons. Confalonieri, aderendo ben volentieri alla preghiera del comm. Marinucci, vi si è recato coi canonici Del Coco e Orpelli della nostra città, ricevuto con molta deferenza, dalle Autorità presenti, e dai Parroci della Forania di Paganica, tra gli applausi scroscianti di tutta la gran folla dei gitanti. Egli ha celebrato la S. Messa, ed al Vangelo con la parola alata da cui traspariva tutto l’entusiasmo del suo amico, ha esaltato le bellezze come luogo di maggior purezza di aria, di spirito e di costumi, esortando ad aver sempre gran devozione verso la Vergine, Regina di tutte le altezze sia fisiche che spirituali.
Picco Confalonieri foto Giulio Speranza
Dopo colazione si è effettuata un’ascensione fino al Rifugio Duca degli Abruzzi a quota 2380, donde si domina un panorama superbo, veramente incantevole. Ma, la suggestività del luogo ha spinto tutti ad andare ancora più su, fino a quota 2490 che, essendo una vetta senza nome, su proposta del Vice Podestà comm. Marinucci, seduta stante, tra le ovazioni dei presenti, è stata denominata “Picco Confalonieri” in ricordo della prima ascensione sul Gran Sasso dell’Eccellenza l’Arcivescovo. Di questo avvenimento si è redatto un atto regolare nei registri del Rifugio.
La cresta in parola è quella che dal Rifugio Duca degli Abruzzi va’ alla Sella di Monte Aquila ed ha, come si è detto, un’altitudine di 2422 metri.
All’Albergo, gremitissimo, è regnata la più grande signorilità e la più schietta allegria. L’ing. Carlei, Direttore della Funivia è stato un preziosissimo informatore tecnico e topografico.
Tra i personaggi che attorniavano l’Arcivescovo, oltre le Autorità ricordate, abbiamo notato anche il dottor Tatulli, Ispettore dell’O.N.D.
Il Cardinale Confalonieri nei pressi del Rifugio Duca degli Abruzzi alle spalle è riconoscibile il Pizzo d’Intermesoli
Giornata veramente indimenticabile, che ha lasciato nell’anima di tutti una grande nostalgia di rivedere quei luoghi e di rivedere la pace assoluta.
(C’è una piccola imperfezione in questa relazione la quota del Picco è 2422 anziché 2490, ed è sbagliata anche quella del Duca 2380 invece di 2388).
Aggiungo che l’alto prelato, prima di essere Arcivescovo dell’Aquila, è stato segretario particolare di Pio XI, noto Papa Alpinista e di Pio XII. L’Arcivescovo Confalonieri, nel suo difficile decennale, -1941-1951 – lasciò un ricordo indelebile a questa Città. Qui chiamiamo in causa il Prof. Walter Cavalieri. A questo punto il Club 2000 si arricchisce di un’altra vetta sopra ai 2000 metri.
L’Arcivescovo Confalonieri a Campo Imperatore foto archivio Luca Angeletti
Nota del Prof Walter Cavalieri. Il ricordo che sua Eccellenza lasciò negli Aquilani durante e dopo il suo decennale arcivescovile. È noto, infatti, che a Confalonieri (che dopo l’8 settembre era rimasta l’unica Autorità presente sul territorio) faceva capo durante l’occupazione tedesca l’ampia rete di protezione ecclesiastica che salvò da sicura morte centinaia di ebrei, antifascisti e prigionieri di guerra alleati. Inoltre, come risulta dai documenti, si occupò moltissimo dei cittadini prigionieri nelle carceri nazi-fasciste, tra cui erano anche diversi religiosi accusati della protezione di cui sopra. Lui, fortemente contrario per motivi religiosi alla lotta armata, fu dunque un campione della Resistenza disarmata, che tanto peso ebbe all’interno del complessivo fenomeno resistenziale.
Né va dimenticato che dopo il bombardamento della Zecca dell’8 dicembre ’43 fu fiduciario dei beni della Banca d’Italia, compreso l’oro custodito nei forzieri della filiale aquilana.
Sua Eccellenza a Monte Aquila 2498slm Foto archivio Luca Angeletti
Riguardo ai bombardamenti anglo-americani è pure noto che attraverso le sue conoscenze diplomatiche Confalonieri riuscì a sventare più devastanti incursioni sulla nostra Città. Per non parlare della delicata operazione che intrattenne nell’ultimo mese di occupazione per persuadere il comandante tedesco Stephan a limitare al massimo le programmate distruzioni affidate al corpo dei Guastatori. Don Angelo Mariani riferì che l’arcivescovo, recatosi presso il comando della “Silvestrella”, fece il gesto di togliersi la croce pettorale e di farne omaggio al comandante tedesco, il quale rifiutò con deferenza, accettando tuttavia che non si procedesse alla prevista distruzione del palazzo delle Poste, del ponte di Sant’Apollonia e di molti altri manufatti cittadini.
Sua Eccellenza alla funivia del Gran Sasso foto archivio Luca Angeletti
Terminato il suo incarico (1950), non a caso Confalonieri godette nei decenni del dopoguerra di una profonda gratitudine da parte del popolo aquilano, dai cui amministratori ricevette fra l’altro la cittadinanza onoraria “per gli alti meriti acquisiti dal Pastore particolarmente in occasione della guerra e dell’invasione tedesca per aver alleviato con paterno interessamento i disagi del popolo e per aver scongiurato possibili danni agli uomini e alle cose
Sua Eccellenza davanti alla chiesetta Madonna della Neve a Cmpo Imperatore foto archivio Walter Cavalieri
1) Le coordinate sono 42° 26′ 59.25″ Nord 13° 33′ 16.05″ Est.
Picco Confalonieri carta IGM 20190606_135913
Qui è consultabile il Documento anastatico
RIFUGIO DUCA DEGLI ABRUZZI 2388slm GRAN SASSO D’ITALIA
Il Rifugio Duca degli Abruzzi è un rifugio situato nel massiccio appenninico del Gran Sasso d’Italia — in località Campo Imperatore nel territorio comunale dell’Aquila — a 2 388 m s.l.m.
Il rifugio è stato costruito nel 1908 dalla sezione del Club Alpino Italiano di Roma; nel corso degli anni è stato più volte ammodernato, e nel 2007, completamente ristrutturato; è dedicato a Luigi Amedeo di Savoia-Aosta (1873-1933), duca degli Abruzzi, alpinista ed esploratore italiano.
Il rifugio è situato sulla cresta del Monte Portella, ai piedi del versante sud del Gran Sasso d’Italia con vista sul versante meridionale verso Campo Imperatore e sul versante settentrionale verso Campo Pericoli. La sua capienza è di 24 posti letto, e dispone di un locale invernale. È dotato di riscaldamento, servizi, energia elettrica da rete e di acqua non potabile.
Il rifugio è raggiungibile solo a piedi con 40 minuti di facile cammino da Campo Imperatore, a sua volta collegato a valle tramite la funivia del Gran Sasso. In alternativa si può raggiungere il rifugio da Prati di Tivo (TE), a nord, con una traversata di circa 4 ore.
Inaugurazione del Rifugio
La cronaca dell’epoca ci racconta che il 28 giugno 1908 sul Gran Sasso d’Italia è stato inaugurato, dalla Sezione del C.A.I. di Roma, un nuovo Rifugio che, con il consenso di S.A.R. il Principe Luigi Amedeo di Savoia, è stato intitolato al Duca degli Abruzzi. Prima di allora, per circa vent’anni, nella zona a circa 2.200 mt. nella cosiddetta Conca D’Oro a ridosso del Corno Grande c’era un solo ricovero. Esso però, appena sufficiente per le escursioni estive, era assolutamente inadatto per quelle invernali, poiché nelle stagioni fredde rimaneva completamente sepolto nella neve ed inoltre per accedervi era necessario affrontare il Passo della Portella, valico battuto spesso da terribili tormente a circa 2.400 mt.
Il nuovo Rifugio invece, pensato per rendere più facile l’ascensione alla maggiore vetta dell’Appennino, ha una posizione tale che i venti, battendo da ogni lato, spazzano via la neve, sgombrando l’area dove sorge. Questa ubicazione richiese però un accurato studio sulla robustezza della sua costruzione. In più si può raggiungerlo e tornare senza alcuna difficoltà, anche in cattive condizioni di tempo, evitando il Passo della Portella. L’ampio panorama, che di lassù si gode, si estende dalle varie vette del Gruppo del Gran Sasso al vicino Gruppo del Prena, su Campo Imperatore, sulla Majella, sui Gruppi del Sirente e del Velino, col bellissimo altipiano di Rocca di Mezzo, sulla valle dell’Aterno con Aquila.
“Alla cerimonia dell’inaugurazione intervennero una trentina di soci, tutti della Sezione di Roma. Partiti da Roma il giorno 27 in ferrovia, si riunirono tutti alla stazione di Paganica, donde in vettura, alle 6:00 del 28, proseguirono per Assergi (m. 847), ultimo paese della vallata alle falde del Gruppo del Gran Sasso: quivi giunti alle 7:30, furono festosamente accolti dalla popolazione e dalle autorità. Alle 8:30 la comitiva si incamminò per il sentiero che a zig-zag si inerpica pel ripido vallone Portella, sostando alquanto alle 10,50 alla fonte di Portella (m. 1870). Alle 11:35 lasciavano a sinistra il vecchio sentiero del Passo di Portella e alle 12:15 giungevano al nuovo rifugio, dove si era precedentemente recata la Commissione organizzatrice e con essa S.A.SS. il Principe Carlo di Hohenzollern, cugino dell’Imperatore di Germania. Immediatamente ebbe luogo la inaugurazione. Il socio rev. Monsignor Lupi benedisse la bandiera e il Rifugio. L’onorevole Brunialti, Vice-Presidente, pronunciò un elevato discorso, dichiarando inaugurato il nuovo rifugio in nome di S. M. il Re, mentre la signora Maria Abbate rompeva la tradizionale bottiglia di « champagne » e il tricolore veniva solennemente innalzato, salutato da 21 colpi di mortaio. “il salve con le artiglierie, sparando un determinato numero – sempre dispari, e al massimo 21 – di colpi a salve si esegue in onore di autorità”
Seguì il pranzo, durante il quale il Rifugio ebbe il battesimo dell’uragano e della folgore. Alle 17:00, il tenente del Genio sig. Pedata, della Colombaia Militare di Roma, venuto espressamente, dopo genialissime parole effettuò una lanciata di piccioni viaggiatori recanti a Roma telegrammi a S. M. il Re, a S. M. la Regina Madre e a S.A.R. il Duca degli Abruzzi, telegramma quest’ultimo inoltrato a bordo della Regia Nave « Regina Elena » a mezzo della radiotelegrafia.
Reduci da escursioni effettuate nei dintorni, i gitanti riunitosi la sera nuovamente al Rifugio, ove nel frattempo era stato un continuo arrivo di autorità e di comitive dai vicini paesi, e quivi, dopo lauta cena, assistettero a fuochi d’artificio e alla illuminazione a luce di bengala del Rifugio e delle adiacenze. Alle ore 22:00 riposavano nel nuovo Rifugio oltre 40 persone, mentre il rifugio vecchio rigurgitava di comitive, che dovettero adattarsi anche all’aperto.
Alle ore 12:00 del giorno seguente tutti i gitanti intervenuti all’inaugurazione del rifugio erano riuniti a un sontuoso pranzo di chiusura ad Assergi, al quale prese parte anche il senatore Malvano, Presidente della Sezione. Felicissimi i discorsi del dottor Giulio Giacobbe, sindaco di Camarda, di cui Assergi è frazione, e del notaio Tommaso Giacobbe, ai quali rispose ringraziando il presidente Malvano. Alle 14:00 fra i saluti entusiastici di quella popolazione, la comitiva lasciò l’ospitale paese, in carrozza, alla volta di Paganica, dove veniva cortesemente ricevuta dalla famiglia del marchese Alfonso Dragonetti, che offrì ai gitanti un rinfresco nella sua artistica Villa. Alla stazione di Paganica si riprese il treno, che portò tutti a Roma dopo la mezzanotte.”
(Rivista mensile del CAI, 1908) Archivio: Pasquale Iannetti