Di interesse escursionistico è il rifugio “Antonella Panepucci Alessandrini”, a confine col tenimento di Chiarino. Il rifugio fu montato dall’ INSUD che aveva intenzione negli anni 74-75 di realizzare nel gruppo S. Franco-Ienca-Valle del Chiarino, un colossale insediamento turistico che doveva costare 20 territorio5miliardi ed occupare 875 ettari di suolo e disboscarne 50, prevedeva la meccanizzazione delle valli dell’inferno e del Paradiso con 7 impianti di risalita per sport invernali, la realizzazione di 2500 posti letto in alberghi. Il villaggio doveva essere raggiunto da una strada di accesso attraverso la valle del Chiarino. Poi la INSUD non ritenne più conveniente l’operazione e il progetto si fermò. La sezione del CAI dell’Aquila acquistò il capannone metallico montato per iniziare i lavori e lo trasformò in rifugio nel 1979 dedicandolo alla giovane alpinista aquilana Antonella Panepucci Alessandrini.
… Mentre si consumava nell’indifferenza dell’amministrazione comunale e dell’opinione pubblica, specialmente degli abitanti di Assergi, il fallimento dell’iniziativa di Vittorio Rimondi, si faceva avanti un’altra società: la INSUD (Nuove Iniziative per il Sud spa), una finanziaria facente capo alla Cassa per il Mezzogiorno che, nel 1969, commissiona ad un gruppo di esperti facenti capo all’architetto Laurent Chappis di Chambery, ideatore di rinomate stazioni alpine degli anni Sessanta (es Courchevel in Francia), uno studio di fattibilità sullo sfruttamento turistico del Gran Sasso. Lo studio, presentato nel 1972, proponeva di creare una stazione di sport invernali nella zona di Monte San Franco, a nord della “famigerata” Sella di Pratoriscio, conosciuta oggi come Campo Imperatore, tra i comuni dell’Aquila e di Pizzoli. Il costo dell’investimento, che prevedeva la realizzazione di una decina di nuclei residenziali, si aggirava intorno a 20 miliardi di lire, finanziati in parte dalla INSUD, in parte dalla Cassa per il Mezzogiorno e in parte dal credito bancario. I comuni dell’Aquila e di Pizzoli, dal conto loro, dovevano farsi carico delle strade di collegamento alla statale 80 e di altre opere di urbanizzazione, oltre a concedere i terreni occorrenti alla realizzazione dei centri turistici e degli impianti di risalita. Anche in questo caso la dinamica e l’esito dei fatti sono gli stessi: all’iniziale entusiasmo degli amministratori locali, tra cui questa volta anche gli esponenti del PCI, seguirono le critiche dei “sonnolenti numi tutelari del filo d’erba” che “fremevano di sdegno” all’idea che si poteva realizzare la progettata stazione turistica. Mostrandosi sensibile alle riserve ambientalistiche, la commissione di tecnici guidata dall’ing. Tomassi ed incaricata dal Comune di valutare la fattibilità del progetto, propose soluzioni di minore impatto ambientale, come la realizzazione, a quota più bassa, degli insediamenti alberghieri e residenziali, ed una loro migliore distribuzione tra i Comuni dell’Aquila e di Pizzoli. Contro il progetto si erge nuovamente l’ostacolo giuridico degli Usi Civici, che rende indisponibili i terreni demaniali che i Comuni dovevano cedere alla INSUD e che la stampa locale indica come “la palla al piede che frena qualunque possibilità di sviluppo del Gran Sasso”. La INSUD, a sua volta, di fronte alle lungaggini dell’approvazione, tentenna e alla fine abbandona il suo piano per San Franco, che non trova neanche un principio di attuazione. Di quel progetto, oggi rimangono la strada che si distacca dalla statale 80, nei pressi della Valle dell’Acqua Santa e raggiunge quota 1446, dove sarebbe stato costruito un primo villaggio turistico/residenziale, il Rifugio Antonella Panepucci Alessandri, realizzato a suo tempo, come primo insediamento della società costruttrice degli impianti sciistici, successivamente “donato” al Club Alpino Italiano Sezione dell’Aquila e oggi un po’ dimenticato… L’ultima ristrutturazione, infatti, è stata eseguita ad opera di una squadra di amici dell’ICRA, coordinati dall’allora presidente del Sodalizio Aquilano Piergiorgio Barducci, che ha riguardato la tinteggiatura del tetto e dello zoccolo sottostante.