Un rifugio alpino (oppure rifugio di montagna) è un edificio collocato in zone montane, di solito lontano dai centri abitati, destinato a ospitare gli alpinisti e gli escursionisti che frequentano la montagna.
I rifugi alpini sono nati per aiutare i viandanti che in passato attraversavano le Alpi e gli Appennini e avevano bisogno di luoghi dove trascorrere la nottata e rifugiarsi in caso di condizioni meteorologiche avverse. Per poter trascorrere la notte è spesso richiesto l’utilizzo di un saccolenzuolo, alternativamente al sacco a pelo. Molti rifugi hanno all’interno stesso della struttura, o nelle vicinanze, un apposito locale invernale, che permette all’alpinista/escursionista di avere un posto per rifugiarsi e/o pernottare anche nella stagione invernale, ovvero quando il rifugio è solitamente chiuso: denominato sempre aperto.
Il rifugio è, generalmente, di proprietà del Club Alpino della nazione in cui è collocato; per esempio, in Italia, la maggior parte dei rifugi sono proprietà del Club Alpino Italiano, solo alcuni dell’Associazione Nazionale Alpini.
Ciò premesso: il Rifugio Garibaldi, costruito dalla Sezione CAI di Roma, fu inaugurato il 16 settembre 1886. Prima costruzione del genere sugli Appennini, ad essa si lega il ricordo del periodo eroico della conquista alpinistica, condotta sistematicamente dalla Sezione Romana, del massiccio del Gran Sasso. La sua fortuna incominciò a declinare con la costruzione nel 1908 del Rifugio Duca degli Abruzzi. Ma quando ormai stava per rendersi inabitabile, la Sezione Aquilana lo prese in gestione. Siamo nel 1924. E’ il periodo d’oro degli Aquilani. La Sezione è fiorentissima, altissimo il numero degli iscritti. Notevoli le imprese alpinistiche. Eseguiti consistenti lavori di restauro, il Rifugio fu affidato a Pilato di Assergi che lo gestì per un decennio circa. La famiglia di Pilato assicurava una vita da “cristiani”, come si diceva da parte dei portatori di Assergi, quasi inconsapevolmente a sottolineare, in forma polemica, la necessità per gli uomini, per i “cristiani”, di avere pietà verso se stessi, pietà che, viceversa, crudelmente si perde, agli occhi di chi di montagna dolorosamente vive, nell’avventurarsi senza sufficienti motivazioni nelle balze, negli strapiombi, negli abissi gelidi di morte e neve. Poi la costruzione dell’Albergo di Campo Imperatore e della Funivia di Fonte Cerreto nel 1933 segnerà un secondo declino del Rifugio. Questa volta si giungerà ad un vero e proprio diroccamento. Perché dunque questa ricostruzione, quale ne è il significato?
E’ il culto di questa memoria che ci ha spinto all’opera di ricostruzione. Ma anche una fiducia, la fiducia di riuscire a testimoniare definiti umori, e, se si vuole, una definita cultura per quelli che verranno dopo di noi, altrimenti ignari degli entusiasmi e delle speranze di altri tempi, entusiasmi e speranze sui quali pensiamo non debba esser lecito, sia pur teneramente e con benevolenza, sorridere, come si sarebbe tentati di fare, per il rispetto che meritano, densi come ancor sembrano di intuizioni non del tutto realizzate, di indicazioni non ancora raccolte, densi in una parola, di ammaestramenti da riconsiderare, da seguire, onde salvare quanto ancora resta del senso più profondo della montagna.
Le pietre di questo Rifugio son quegli entusiasmi, son quelle speranze.
La Sezione Aquilana del Club Alpino Italiano nel 1980 pubblicò un intero volumetto del Bollettino che, dato il successo di quella edizione, lo ha ristampato nel 2003. Un fatto storico ha contribuito all’importanza di questo avamposto: la tragedia di Mario Cambi e Paolo Emilio Cichetti accaduta nell’inverno del 1929 i quali, nell’abbandonare il rifugio, scrissero sul registro che erano dispiaciuti e rammaricati per non aver lasciato in ordine il manufatto.
Nel 2008 al Garibaldi iniziarono i lavori di ristrutturazione, da parte di una ditta locale, che sarebbero dovuti terminare nell’autunno dello stesso anno. Così non fu. Il 6 aprile del 2009, come si sa, il nostro territorio fu investito dal noto sisma che sospese ogni attività. Nel settembre del 2009, per dare un segnale di rinascita, a partire dalle nostre montagne, la SDS (Specialisti dello Sport) “rispolverò” e organizzò il famoso “Trofeo Piergiorgio de Paulis”, gara internazionale di corsa in montagna, oggi diventata anche prova del “Campionato Mondiale di Skyrace”, sotto l’egida dell’FISKY, ovviamente, nostro malgrado, senza poter utilizzare l’avamposto, punto cardine della manifestazione. Passarono tre anni prima che questo storico rifugio potesse tornare operativo; infatti nel settembre 2012: l’Associazione “I Corridori del Cielo”, insieme al “Corpo Forestale dello Stato” ed alcuni valorosi soci della Sezione Aquilana del CAI, bonificarono il manufatto trasportando, con l’ausilio dell’elicottero del CFS, tutti i materiali di risulta, oramai inservibili, a valle, senza che la ditta appaltatrice dei lavori di ristrutturazione, intervenisse in tal senso.
https://www.youtube.com/watch?v=1BXlWI8LjZc
Ricordo il primo articolo dello Statuto del Club Alpino Italiano: “Il Club alpino italiano (C.A.I.), fondato in Torino nell’anno 1863 per iniziativa di Quintino Sella, libera associazione nazionale, ha per scopo l’alpinismo in ogni sua manifestazione, la conoscenza e lo studio delle montagne, specialmente di quelle italiane, e la difesa del loro ambiente naturale.” E, forse, non il “vino”.
Oggi questo glorioso rifugio, seppur ancora inabitabile, è oggetto di un’operazione commerciale senza precedenti. Infatti una casa vinicola: “Pendeche” Srl di Montorio al Vomano, ha deciso di “ricoverarci” un numero imprecisato di bottiglie di vino per un esperimento in alta quota. Sarebbe stato utile e costruttivo legare questa sponsorizzazione dopo un corso di educazione alla montagna, oppure ad una rievocazione storica del rifugio stesso.
D’altra parte già abbiamo subito lo scippo del trasferimento della sede regionale del Soccorso Alpino a Pescara: città di mare.