In corrispondenza del bivio per Santo Stefano di Sessanio, al limite delle collinette moreniche, si diparte una piccola sterrata che segue il percorso dello storico acquedotto di Rionne., già ampiamente trattato in un altro articolo. L’attraversamento dell’Altopiano di Campo Imperatore dà un’idea di come la catena orientale del Gran Sasso si sia sollevata nelle varie ere geologiche. Dopo circa un’ora di cammino, godendo del panorama sulla parete EST del Corno Grande, si arriva ad un vecchio pluviometro, oramai diruto con un piccolo manufatto dove confluiscono due prese dell’acquedotto.
Dopo aver attraversato un greto sassoso con residui di acqua proveniente dai nevai circostanti si arriva ad un casotto dove una piccola cascata confluisce nelle grate in ferro poste a protezione dell’imbuto di raccolta evitando l’ostruzione di pietre trasportate dall’acqua, specialmente nel periodo primaverile dove l’abbondante fusione della neve costituirebbe un pericolo per il vaso di raccolta. L’impluvio e i canaloni attorno a Fonte Rionne durante l’era glaciale dovevano ospitare svariati piccoli ghiacciai che , confluendo tutti nell’omonimo fosso, probabilmente alimentavano un unico ghiacciaio fino a raggiungere l’immenso Altopiano di Campo Imperatore, infatti le tracce sono ancora visibili, nonostante la sua sede sia stata potentemente incisa dall’erosione e dal carsismo. Tra grossi macigni si risale il vallone, che piega verso destra ed assume una forra circondata da alte guglie rocciose. Alla quota di 1965m circa inizia il bacino di raccolta del nevaio “perenne” le cui dimensioni, al termine della stagione estiva, possono oscillare tra una lunghezza di 50-70 metri ed una larghezza di 15-25 metri con una profondità variabile tra m 3-4.
Quest’anno, come già successo nel 1991, 2007 e 2012 è scomparso, speriamo che non ne risenta l’approvvigionamento di acqua per i paesi pedemontani.