Quando alcuni Uomini erano lungimiranti a vantaggio delle future generazioni. Origine del nome Chiamato dagli antichi Romani Fiscellus Mons (Monte Ombelico) per la sua posizione centrale nella penisola italiana (Catone, Plinio, Silio Italico), questo massiccio montuoso era denominato nel Medioevo Monte Corno, dizione che serviva ad indicare sia il Corno Grande sia – per estensione – l’intera catena. Nel 1535 un Ingegnere Militare: Francesco De Marchi giunse all’Aquila, per la prima volta, e sentì parlare di “un monte che si dice Corno”. Successivamente vi tornò nel 1573 e lo scalò. Questa ascensione rappresenta la prima scalata di una montagna documentata.Secondo il celebre geografo Roberto Almagià, la denominazione “Gran Sasso” è molto tarda e risalirebbe addirittura al Rinascimento. Per questo autore, il primo abbozzo del toponimo è da ricercarsi in un poemetto del 1636 scritto da Francesco Zucchi di Montereale, in cui si fa riferimento al massiccio come al «Sasso d’Italia». Il primo documento in cui entrambe le denominazioni compaiono senza possibilità di equivoco è la “Carta topografica del Contado e della diocesi dell’Aquila” (seconda metà del XVIII secolo), nella frase: «Monte Corno ovvero Gran Sasso d’Italia».A dare conferma alle parole dell’Almagià sembra essere la consuetudine delle popolazioni locali che, ancora oggi, nei paesi che circondano la montagna, fanno riferimento al massiccio utilizzando il toponimo “Monte Corno”. Seconda guerra mondialeIl territorio abruzzese è stato interessato ampiamente dagli eventi bellici della seconda guerra mondiale, ma il Gran Sasso è ricordato in particolare per la famosa Operazione Quercia del 12 settembre 1943, in cui Mussolini fu liberato dall’albergo di Campo Imperatore (dove era tenuto prigioniero dopo l’armistizio di Cassibile) ad opera della II Divisione Tedesca del Lehrbataillon e trasportato su un piccolo aereo fino a Pratica di Mare, dove si imbarcò per Vienna. Nell’unica sparatoria di breve durata del blitz nazista caddero una guardia forestale ed un carabiniere. Infatti, vennero uccisi in un posto di blocco presidiato dai soldati tedeschi: il carabiniere Giovanni Natale che fu ferito a un fianco e poi morì il giorno dopo e la guardia forestale Pasqualino Vitocco che quel giorno non era neppure in servizio, ma si trovava in divisa nei dintorni del posto di blocco.
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