L’apparato glaciale del Calderone, seppur in forte regressione, conserva ancora le caratteristiche di un ghiacciaio in movimento.
La parte inferiore, quella relativa alla nota depressione, dove un tempo si formava il laghetto Sofia, è percorsa da un grosso solco centrale pieno di detriti, dove scorrono piccoli rivoli d’acqua i quali si perdono nelle viscere della montagna, in parte detritico e in parte ghiacciato. Infatti fino agli anni ’90, questi ruscelletti, alimentavano il famoso laghetto inframorenico.
La parte occidentale della vedretta termina, a dx orografica, sotto la strozzatura delle rocce montonate con una crepacciata terminale al cui fondo si sono formati piccoli laghetti sottostanti, ciò significa che in quella parte la morena glaciale è ancora attiva, è presente una buona porzione di ghiaccio “fossile” ancora tutta compatta. “Nelle recenti misurazioni georadar è stata stimata una profondità di circa venti metri”.
Altro dato rilevante: nella parte esposta a nord della depressione, in corrispondenza della Punta Sivitilli (la Madonnina), lo scioglimento del ghiacciaio si è arrestato in quanto l’irraggiamento del sole non c’è più. Dal perimetro percorso ieri si possono avanzare queste conclusioni: il ghiacciaio ha ancora una sua struttura, in gran parte sotterranea; allo stato attuale è diviso in tre sezioni, quella della depressione che risale per una decina di metri la morena frontale; quella orientale sotto le vette Orientale-Centrale; quella occidentale, la più compatta e affiorante, sotto la strozzatura delle rocce montonate. La tesi più accreditata che questo apparato glaciale è ancora in movimento.
In seguito sarà d’obbligo fare un sopralluogo anche al bacino glaciale superiore, quello sotto la vetta occidentale .