Le caratteristiche tecniche ed ambientali di questo itinerario alpinistico che si snoda, molto articolato, sul versante Ovest di Monte Camicia (m2564) sono alquanto singolari e riassumono quelle di tutta la fascia rocciosa che caratterizza le pendici meridionali del sistema monte Brancastello – monte Camicia.Questo è un itinerario che è stato scoperto per puro caso, durante una “famosa” ritirata lungo il sentiero alpinistico del “Centenario”. Arrivati a Vado Ferruccio un forte vento ci investì con tutta la sua forza facendoci barcollare per tutta la cresta. Giunti al canalino finale per salire l’ultima asperità del percorso, una “pioggia” di piccole pietre, portate dal vento, cominciò a cadere sulle nostre sagome, oramai indifese. Contro tale violenza, nell’immediato ci riparammo in una piccola cavità sotto delle rocce strapiombanti e successivamente dopo cominciammo la discesa, per un ampio canale riparato, composto di sfasciumi e speroni di rocce instabili. Una volta raggiunta quota 2000 cominciammo a scoprire una serie di “laghetti”, alimentati dalle acque meteoriche, si succedevano lungo il canale, in numero imprecisato e nella forma più svariata; essi, assecondando la esile sopravvivenza di flora e fauna a volte eccezionali, conferivano all’ambiente una peculiare suggestività. La roccia sulla quale ci si arrampica, dolomia del trias superiore, è stata completamente frantumata per effetto meccanico, dovuto alla sua fragilità ed al fatto che occupa il nucleo centrale della piega-faglia che caratterizza questo tratto di catena, durante il sollevamento ed il trascinamento verso nord della stessa. Nei tratti in cui, come nel nostro caso, l’ultima fase della spinta è stata di natura compressiva, tale roccia ha acquistato, grazie anche alla parziale ricementazione artificiale dovuta al carbonato di calcio sciolto e ridepositato dalle acque meteoriche, quella impermeabilità che consente di dare luogo al fenomeno descritto.L’ITINERARIO ALPINISTICO “INVERNALE”Nel tratto in cui la SS 17bis attraversa l’Altopiano di Campo Imperatore, all’altezza del ristoro Mucciante, si imbocca la strada per Fonte Vetica, dove sorge il rifugio, oggi ristrutturato, di proprietà della famiglia De Carolis, di Bisenti. Si attraversa il canalone detritico del Vallone di Vradda , rimontando sul Colle dell’Omo Morto dove c’è un piccolo fontanile pastorale, non riportato sulle carte. Un traverso ci porta, dapprima allo Stemma Aragonese (https://www.icorridoridelcielo.it/la-placca-della-scoperta/), successivamente alla Miniera di Bitume (vedere le relazioni dei proff Gianluca Ferrini e Antonio Moretti). Attraversata una zona denominata l’Altare si arriva ad un colletto dove si incrocia il sentiero per Vado di Ferruccio. Già da qui la vista è straordinaria, si può ammirare la frastagliata parete Est del monte Prena, con a valle il promontorio dove risorgerà il Bivacco Piergiorgio Desiati (ex Lubrano). Si continua per il sentiero fino alla Fonte Comune, lo si abbandona per iniziare la salita della cascata, oggi coperta da un muro di neve. Lo sguardo sulla Ovest del Camicia è impressionante, la neve copre tutto il canale con accumuli di oltre dieci metri dove, nelle stagioni più miti, si formano i “laghetti”. Una ripida rampa ci conduce sotto le strapiombanti rocce della vetta del Camicia, dove una radente diagonale ci porta ad incrociare il “Centenario” . L’assetto alpinistico ci impone di adoperare la picca in quanto il canalino finale è coperto di neve con qualche colata di ghiaccio vivo. Concentrati e determinati si sale cercando i punti più deboli della neve affinché le punte dei ramponi possono avere una presa migliore, il minimo errore potrebbe essere fatale, sotto c’è il precipizio della parete Nord del Camicia. L’agognata vetta ripaga da tutte le fatiche.
Monte Camicia: la vetta 2564slm