L’ultima ramponata della stagione 2021: forse… “22 maggio 2021”
La scelta dell’itinerario non poteva non “cadere” su uno dei canali del Ventaglio dell’imponente monte Ocre, dove un tempo c’erano anche le neviere, da una parte a servizio della pastorizia d’alta quota, dall’altra per scopi terapeutici e alimentari a valle. Infatti, per verificare ciò, abbiamo percorso, in fase di discesa, il Vallone di San Martino che si trova a sud-est dalla vetta. La parte superiore, è un ampia croda a semicirco, tutta di peschi verticali, ed anche in sottosquadra che si sprofonda per un centinaio di metri sotto la cresta dentellata del monte. La conferma che ci fossero delle chiazze di nevi “perenni” ci viene tramandata, attraverso il libro “La Baiarda” a firma dello storico Igino Di Marco, dove a pag 86 scrive: “E’ qui che, in certe anfrattuosità esposte a tutto nord, permangono, a volte, piccole vedrette anche in piena estate. I nativi, anticamente, vi andavano a prendere la neve per i malati”. Si obliqua, poi, in un imbuto di sfasciumi ghiaiosi: La Fossetta (su alcune carte CAI è riportata come “La Foresta”, forse un errore tipografico) e si incunea, ripidissimo, a canalone per altre centinaia di metri, fra due pareti alte e strette di roccia finendo col volgersi, nella linea di falda, in una immensa stupenda conoide deiettiva formata da materiali franati dalle zone superiori nel corso dei millenni: siamo in una regione che presenta rilevanti manifestazioni del glaciale antico. Proprio alla base di questo canalone detritico, a quota 1740, si è formato un piccolo pianoro dove sono stati costruiti due stazzi pastorali con muri a secco, protetti da due imponenti massi erratici, e circondati da una variegata vegetazione. Attraverso queste informazioni, sopra descritte, abbiamo ragione di credere che in tempi remoti ci fosse anche qualche piccola sorgente. D’altra parte la storia ci insegna che i ricoveri pastorali venivano pensati e successivamente costruiti in prossimità dell’approvvigionamento dell’acqua.