Da una relazione del dott Ernesto Sivitilli del 1928, aggiornata nel 1929, edita nel 1930.
“ Nessuna grande difficoltà ostacola l’arrampicata lungo il canale che è sempre divertente e vario fino alla forcella che si raggiunge dopo circa due ore dallo Stazzo di Mezzo. Questo canale degli Aquilotti di Pietracamela è chiamato “Canale del Tesoro Nascosto”. Si attraversa indi una conchetta erbosa (Valle dell’Inferno) e in lieve diagonale ci si porta sotto la parete settentrionale. Ammirare il panorama sulla parete orientale di Pizzo d’Intermesoli e il vasto pianoro che dalle pendici settentrionali dello stesso monte va per circa sei sette chilometri verso il paese dallo stesso nome. Altro itinerario per giungere a questo punto è quello più lungo dei canaloni fra le creste del Calderone di Rio d’Arno. Il cui imbocco trovasi sopra il tratto boscoso sulla destra del Primo Stazzo.
Nell’apocalittica Valle di Maone (a tempo mi intratterrò su questo leggendario luogo che la fantasia popolare vuole raduno di anime penitenti, tipo Giovanna Di Napoli , scavato, meglio intagliato nella roccia dolomitica che è di base a Corno Piccolo, si apre lo sbocco di un caratteristico condotto sotterraneo di acqua. L’accesso è facile, superato il piccolo tratto boscoso precedente il Canalone dei Ginepri, al di sopra di un piccolo brecciaio si tocca il punto della parete dove si apre il budello. Una piccola arrampicata di quattro metri e poi l’ingresso. Occorre la lanterna e vesti protettive per l’eccessiva umidità. Si entra di testa e, carponi, strisciando su un letto sassoso, s’inizia la mirabolante esplorazione. Alla luce della lanterna le pietruzze levigate sembrano pepite, le goccioline d’acqua perle e i pacifici abitanti fantastici esseri di una policroma società sconosciuta. Al suo interno si notano venature di pirite magnificamente cristallizzate e luccicanti, dando l’impressione di essere in presenza di una “possibile” miniera d’oro. La curiosità smorza e attutisce gli ammaccamenti prodotti dall’insolito modo deambulatorio e un balzo del condotto che permette di alzarsi e sgranchirsi, apporta sospiri di sollievo, per poco però, che dopo aver imboccato per poco il condotto ed averlo percorso per un’altra decina di metri l’aria diviene irrespirabile ed un rumore lontano di acque fa pensare all’orrore di una improvvisa inondazione. Allora un prepotente desiderio di uscire invita a volger le terga. Cosa molto difficile: conviene supini, affidarsi alla guida dei piedi, che tentoni ritrovano la strada percorsa, mentre gli occhi, passata l’illusione del primo momento, guardando con sprezzo e con tristezza questa povera dimora di slavate farfalline e di orridi vermiciattoli. La lunghezza del condotto è di una ottantina di metri”. Un piccolo inconveniente tecnico non ci ha consentito di effettuare completamente l’esplorazione: bisognerà necessariamente tornarci…
Km 14,650 dislivello 979 + 979- passaggi fino al III, tempo di percorrenza h 4,07′,11″ comprese soste, esplorazione del budello, foto ed altro.
Piccoli funghi concrezionati
ANTICHE CAPANNE DELL’ALTA VAL MAONE 1950 slm
Complesso pastorale risalente agli inizi del ‘900 con ricoveri costituiti da capanne a falsa cupola con tetto a zolle e ripari sotto roccia chiusi a secco. Il complesso pastorale capanne, ricoveri e stazzi si estende su un’area di circa ha 1.78.00.
Lavori di recupero eseguiti nell’anno 1998 – programma operativo Abruzzo relativo al F.E.R.S. – L.R. N° 32/95 – sottoprogramma 3 – misura 3.1 azione – A – recupero e valorizzazione del patrimonio storico culturale
L’itinerario: Km 14,650 dislivello 979 + 979- passaggi fino al III, tempo di percorrenza h 4,07′,11″ comprese soste, esplorazione del budello, foto ed altro.