La “Cengia Erbosa”

Dalla famosa “Cengia Erbosa”,  all’Eremo del Beato Placido da Roio, passando per l’epigrafe dedicata a San Massimo d’Aveja: martire dell’Eucarestia.

Un itinerario realizzato in ambiente invernale, a tratti alpinistico, dove la pace e il silenzio regnano sovrani. La bellezza paesaggistica, la cultura, la storia e le leggende che aleggiano intorno a questo percorso, lo rendono ancora più interessante.  Chissà, un giorno scopriremo che è stato anche raduno di anime penitenti… 

Diversi sono gli accessi a questo itinerario, oggi  l’ingresso  è stato  effettuato dall’ex cava di Monticchio e,  attraverso una ripida salita, abbiamo raggiunto la prima asperità  della  giornata: Monte Cavalletto 863slm. Si scende costeggiando il noto “cratere” della  la Fossa Raganesca  fino a raggiungere il sentiero che sale a Monte Circolo 933slm, dove  nel 1178   fu costruito il Borgo Fortificato di Ocre, composto da 74 unità immobiliari e la chiesa di San Salvatore a tre navate.  Si  attraversa una  parte del crinale del  Monte  fino a raggiungere un sentiero alpinistico attrezzato  che conduce all’Eremo del Beato Placido da Roio.  Si  risale sulla stessa via   per andare a vedere l’epigrafe intitolata a San Massimo d’Aveja, martirizzato nel 252d.C.. Si prosegue per tracce di sentiero  con la visita alla sorgente del primo acquedotto di Fossa, fino ad incrociare un traverso che conduce ad una croce gialla, dove  presumibilmente cadde il Santo quando fu scaraventato dalla cresta del Circolo.  A questo punto la “famosa” cengia erbosa  ci ha atteso come uno spettro,   ma la spettacolarità di questo sentiero dentro l’anfiteatro del Monte la rende meno faticosa.  Si raggiunge la  parte opposta del crinale fino a scorgere l’immagine  aerea del Convento d’Ocre.  Un comodo sentiero ci porta fino al cimitero di Fossa dal quale, attraverso una  labile  traccia, da poco bonificata,  ci conduce  all’imponente placca che sorregge il Convento .  Rimanendo sulla stessa traccia si conquista la cosiddetta “Lamata”,  residui rocciosi, particolarmente bianchi, rivenienti da crolli, da spacchi e da erosioni eoliche.  Proprio all’interno di questa specie di monolito vi è stato scavato un eremo, scoperto nel 2018, forse appartenente ai Beati Bernardino da Fossa e Timoteo da Monticchio.  Si continua per un marcato sentiero  per arrivare ai Peschi , meglio conosciuta  come la Valle della Tranquillità, dove un tempo, attraverso un immane spietramento,  avveniva la coltivazione delle patate.  Il panorama  da questo luogo a 360° ci appaga da  tutte le fatiche sostenute  in precedenza.  Un ampia carrareccia ci riporta all’ex cava di Monticchio.

Il tracciato del sentiero alpinistico attrezzato

L’interno dell’Eremo del Beato Placido
https://www.icorridoridelcielo.it/leremo-del-beato…/

Veduta aerea dell’ex abitato di Fossa dalla “Cengia Erbosa”

“SU QUESTO ALTARE CRUENTO CHE HA PER TEMPIO L’IMMENSITA’ DEL CIELO CELEBRO’ CON LA VITA IL SUPREMO SACRIFICIO MASSIMO D’AVEJA NEL XVII CENTENARIO DELLA SUA MORTE LA GENTE DI ABRUZZO ISPIRANTE MONS COSTANTINO STELLA VOLLE RICORDARE LA GLORIA E L’ESEMPIO ALLA GIOVENTU’.
MONITO AI TIRANNI
AVEJA 252 D.C. L’AQUILA 1952
Epigrafe intitolata a San Massimo d’Aveja. “Dal piano della chiesa, sotto l’arco di questa cappella, si scende per una scaletta, formata da grossi mattoni, in una CRIPTA. Essa è una delle tante costruzioni, dette ancora ipogei e confessioni, proprie dell’architettura romano-bizantina, ed ha, nella parte di fronte, un altare il quale è costituito da una mensa di pietra dura, sostenuta da un rocchio o troncone di colonna. Giuseppe Di Costanzo, nell’Odeporico, che si conserva manoscritto nella biblioteca di San Paolo fuori le mura, in Roma, crede che San Massimo, sol perché fu precipitato da la rupe detta Circolo, fosse seppellito nel luogo, dove oggi esiste la cripta in parola, e che l’odierna chiesa di Santa Maria fosse stata , fin dal bel principio, eretta sotto il titolo di San Massimo. Non possiamo noi sottoscrivere l’opinione dell’illustre abate per la semplicissima ragione che non abbiamo argomento alcuno, non dico positivo ma probabile, per ritenere l’ipogeo di Santa Maria per la tomba del Martire. Quale indirizzo, vi si scorge, o quali degli storici ne danno un accenno, sia pur lontano, che possano, non dico convalidare, ma rendere plausibile tale opinione? Non basta, secondo noi, che gli atti del S. Martire ci dicano che fu martirizzato e seppellito in provincia Aviensi!…
Dal libro a firma di Igino Di Marco “Un Aquilano a Fossa” si apprende: “…Mastro Battista di Fossa, buon muratore, nel 1902 realizzò la sua opera migliore, precisamente la volta a crociera della Cripta alla Madonna delle Grotte, in mattoni a giorno e disposti a libretto e che tutti credono del 1400.” 


Il luogo dove presumibilmente è caduto San Massimo quando fu scaraventato dalla sommità del Monte Circolo. La croce in onore del Santo eretta dal Comune di Fossa nel 1963 .


Una finestra aerea sul Convento di Sant’Angelo d’Ocre


La placconata che sorregge il Convento.
https://www.icorridoridelcielo.it/giro-delle-beatitudini/


La cosiddetta “Lamata” ( settori staccati di roccia detti “lame”) residui rocciosi, particolarmente bianchi, rivenienti da crolli, da spacchi e da erosioni eoliche, di dove si gode uno stupendo panorama su tutta la bassa Conca Aquilana.

L’interno dell’eremo, forse appartenuto ai Beati Bernardino da Fossa e Timoteo da Monticchio.

La sorgente del diruto acquedotto di Fossa, mentre per i Fossolani veniva denominato “Cannele”.
https://www.icorridoridelcielo.it/gli-acquedotti/


Il percorso: km 12,110; dislivello 879+ 879 -.


“Dal piano della chiesa, sotto l’arco di questa cappella, si scende per una scaletta, formata da grossi mattoni, in una CRIPTA. Essa è una delle tante costruzioni, dette ancora ipogei e confessioni, proprie dell’architettura romano-bizantina, ed ha, nella parte di fronte, un altare il quale è costituito da una mensa di pietra dura, sostenuta da un rocchio o troncone di colonna. Giuseppe Di Costanzo, nell’Odeporico, che si conserva manoscritto nella biblioteca di San Paolo fuori le mura, in Roma, crede che San Massimo, sol perché fu precipitato da la rupe detta Circolo, fosse seppellito nel luogo, dove oggi esiste la cripta in parola, e che l’odierna chiesa di Santa Maria fosse stata , fin dal bel principio, eretta sotto il titolo di San Massimo. Non possiamo noi sottoscrivere l’opinione dell’illustre abate per la semplicissima ragione che non abbiamo argomento alcuno, non dico positivo ma probabile, per ritenere l’ipogeo di Santa Maria per la tomba del Martire. Quale indirizzo, vi si scorge, o quali degli storici ne danno un accenno, sia pur lontano, che possano, non dico convalidare, ma rendere plausibile tale opinione? Non basta, secondo noi, che gli atti del S. Martire ci dicano che fu martirizzato e seppellito in provincia Aviensi!…
Dal libro a firma di Igino Di Marco “Un Aquilano a Fossa” si apprende: “…Mastro Battista di Fossa, buon muratore, nel 1902 realizzò la sua opera migliore, precisamente la volta a crociera della Cripta alla Madonna delle Grotte, in mattoni a giorno e disposti a libretto e che tutti credono del 1400.” 

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