L’elegante cresta est di monte Prena, passando per il basamento dell’ex Bivacco G. Lubrano, fino a raggiungere il piccolo “Cervino” e, dopo la conquista della vetta, il piccolo “Eiger”, con la superba discesa per la Via dei Laghetti, oggi in condizione di innevamento ottimali . Attenzione: alcuni passaggi sono risultati molto delicati su neve ghiacciata e su terreno misto dove non era consentito sbagliare, non ultimo, il vento di tramontana che ha reso ancor più complicate le operazioni di equilibrio.
Paesaggio da alba del mondo o da finisterrae a seconda che, come in immagini oniriche e surreali si presentino, all’improvviso, mentre sali per canali calcinati e ardite guglie da mondo in formazione, mani levate ad invocare non si sa bene cosa, ovvero la devastazione di rocce crollate, sgretolate, sbriciolate, tutto seguitando inesorabilmente a precipitare a valle per formare quegli immensi fiumi di pietre che maestosi di distruzione solcano l’immenso altopiano di Campo Imperatore.
Parliamo del monte Prena. Nome infernale. Siamo fuori dall’idillio della cartolina di montagna. La neve salda i detriti che ingobbiscono in mammelloni insidiosi. Gli Appennini qui non si sforzano di somigliare alle Alpi.
Ti respinge e ti attrae. Per coglierne il senso, perché un senso indubbiamente lo ha per la storia degli uomini che lo disboscarono e in una certa misura lo martoriarono, per coglierne il senso, si diceva, bisogna aver consumato tutti i paesaggi che si somigliano, per somigliare tutti insieme all’ovvio del «bellissimo».
La condivisione di questo straordinario itinerario alpinistico con il giovanissimo Marco hanno reso ancora più sicure e rigorose le operazioni in sicurezza, soprattutto perchè non ci sono stati “tempi morti”…
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