Le due storie che hanno riguardato il bassorilievo di vetta sul Monte Ocre, laddove ci fu anche il coinvolgimento del nostro stimato Presidente della Repubblica.
Premessa:
Il 5 gennaio 1944 la Direzione Generale dell’Azione Cattolica Italiana approva l’iniziativa di Luigi Gedda, Presidente della Gioventù Italiana di Azione Cattolica (GIAC), di appoggiare la costituzione di un organismo specializzato per lo sport, con la denominazione di Centro Sportivo Italiano (CSI). Pur riallacciandosi alla tradizione della Federazione associazioni sportive cattoliche italiane (FASCI), sciolta dal fascismo nel 1927, la nuova organizzazione, come indica anche la denominazione assunta, non si limita a sostenere le associazioni sportive di matrice cattolica, ma persegue un’apertura apostolica indirizzata a tutta la gioventù italiana. Dopo la redazione di una bozza, nell’autunno successivo è approvato il nuovo Statuto del CSI che, come opera della GIAC, si propone esplicitamente lo “scopo di disciplinare, coordinare e sviluppare le attività sportive ed escursionistiche, guardando ad esse con spirito cristiano”. Alla presidenza è designato Gedda, che rimarrà in carica fino al 1960, mentre consulente ecclesiastico è nominato l’assistente della GIAC, Federico Sargolini, che svolgerà il proprio servizio fino al 1950. Il 15 novembre 1944 il CSI ottiene il riconoscimento del Comitato Olimpico Nazionale Italiano. Nel 1945, sotto una nuova veste, torna ad uscire l’antica testata della FASCI, “Stadium”, con periodicità mensile. Al termine del Congresso Nazionale, celebrato nel 1946, è presentata la “Carta dello Sport”, che ha come punto cardine la difesa del principio dell’indipendenza del libero associazionismo. Tra gli anni quaranta e cinquanta, il CSI, anche per il progressivo allargamento degli ambiti di interesse, conosce un intenso sviluppo organizzativo, fortemente legato alla crescita della GIAC. Significativa è la promozione dei campionati studenteschi, per diffondere la pratica sportiva nelle scuole italiane. Il CSI è anche un ente di propaganda e promozione sportiva, organizza servizi e attività in sede locale, provinciale, regionale e nazionale. Al congresso del decennale, festeggiato a Roma nell’ottobre del 1955, il CSI conta 17 comitati regionali, 92 comitati provinciali, 60 comitati zonali, 3.000 società sportive, con circa 80.000 tesserati.
La storia:
Tra le tante iniziative del CSI d’interesse nazionale, in una riunione collegiale si decise di collocare su alcune cime delle montagne italiane, scelte a caso, piccole targhe di ottone, con la raffigurazione a bassorilievo di una Madonna con bambino. Infatti la prima targa ad essere installata fu quella sulla vetta del vulcano Etna, posta a 3350 metri slm, precisamente ad un anno dalla fondazione della GIAC: 1945. Ne seguirono altre, fino a quando, il 19 agosto del 1954, al decennale della fondazione della GIAC, la vetta del nostro monte Ocre, ospitò anch’essa il bassorilievo. Collaborarono all’apposizione della targa anche la parrocchia “gesuita” di San Saba in Roma e la Polisportiva Libertas. In quella occasione, attraverso ricerche negli archivi delle varie sedi romane, riteniamo di credere che uno dei partecipanti alla cerimonia di vetta, potrebbe essere stato il nostro stimato Presidente della Repubblica: Sergio Mattarella. Inoltre, è stato accertato che il Capo dello Stato ha rivestito la carica di Delegato provinciale e successivamente regionale della GIAC, dal 1960 al 1964. A conferma di quanto scritto, allego la lettera a firma del Presidente della Repubblica.
A Paolo Boccabella
“La ringrazio per la Sua mail e per i ricordi che mi riguardano.
Sono stato effettivamente delegato diocesano studenti della Giac di Roma e responsabile (consultore come veniva definito allora) regionale per il Lazio tra il 1960 e il 1964.
Non posso essere stato presente a un’iniziativa del 1954 ma è possibile che lo fosse mio fratello Piersanti, allora, per alcuni anni, consultore del Movimento Studenti per il Lazio e componente dell’Ufficio Centrale Studenti della Giac. Le rivolgo molti auguri, con tanta cordialità”. Sergio Mattarella
Quando è necessario riscrivere la storia.
Negli ultimi due anni ci siamo occupati della storia della croce di vetta su Monte Ocre e del bassorilievo bronzeo, raffigurante una Madonna con bambino, collocato sulla stessa cima. Dopo aver interpellato addirittura il nostro stimato Presidente della Repubblica Sergio Mattarella ed aver ricevuto risposta con una nota a sua firma, ritenevamo che tutti i passaggi relativi all’installazione dell’epigrafe bronzea fossero stati ricostruiti minuziosamente. Niente di tutto questo…
Recentemente ci è stato consentito di accedere all’edificio di Tor D’Aveja, Centro Internazionale Studi a San Felice d’Ocre, e sede estiva del Seminario internazionale della Prelatura dell’Opus Dei (il 2 ottobre 1928, a Madrid, San Josemaria Escrivà fondò per ispirazione divina l’Opus Dei; dal 1946 risiedette a Roma, e nel 1967 individuò, in Tor d’Aveja (un tempo Palazzo Bonanni, dove abbiamo già riferito), una sede dove fosse possibile riposare e continuare lo studio lontani dalla calda estate romana). Siamo stati ricevuti con semplicità e discrezione, a testimonianza della rigorosa riservatezza del luogo. Dopo i convenevoli di rito, Don Rafael Martinez, che si occupa delle attività spirituali dell’Opus Dei all’Aquila e nella Marsica, e testimone oculare dei tanti eventi che si sono succeduti nel complesso religioso, ci ha offerto i suoi ricordi della storia della targa bronzea, coniata dal Centro Sportivo Italiano, firmata dalla GIAC (Giovani Italiani Azione Cattolica) e dalla Parrocchia di San Saba.
In origine, il 19 agosto 1954, il bassorilievo era stato collocato sul Corno Grande, come testimonia la foto che alleghiamo, risalente all’estate del 1963. Crediamo che il bassorilievo fu apposto dai Giovani dell’Azione Cattolica sulla vetta più alta degli Appennini, per rappresentare l’operosità religiosa sulle cime più alte delle montagne Italiane. Infatti targhe analoghe le ritroviamo sul vulcano dell’Etna, sul Monte Rosa, ecc.
Nell’estate del 1983, precisamente il 5 agosto, giorno dedicato alla Madonna della Neve, (questa tradizione prende origine dalla costruzione della chiesa di Santa Maria Maggiore in Roma: “edificata, secondo la tradizione, durante il pontificato di Liberio (352-366), fu ricostruita o ristrutturata da Papa Sisto III (432-440), che la dedicò al culto della Madonna, la cui divina maternità era appena stata riconosciuta dal concilio di Efeso. Secondo la tradizione, la Madonna apparve in sogno a Papa Liberio e al patrizio Giovanni, suggerendo di erigere una basilica in un luogo che sarebbe stato indicato miracolosamente. Così quando la mattina del 5 agosto un’insolita nevicata imbiancò l’Esquilino, Liberio avrebbe tracciato nella neve il perimetro della nuova basilica, costruita poi grazie al finanziamento di Giovanni. Di questo antico edificio rimane il ricordo solo in un passo del Liber Pontificalis che afferma che Liberio «fecit basilicam nomini suo iuxta Macellum Liviae». Ad ogni modo il 5 agosto di ogni anno, in ricordo di Nostra Signora della Neve, avviene la rievocazione del cosiddetto “miracolo della nevicata”: durante la celebrazione della messa al mattino e del Vespro alla sera, viene a scendere dal centro del soffitto a cassettoni in corrispondenza della cripta della mangiatoia, una cascata di petali bianchi) durante un’escursione al Corno Grande, un piccolo gruppo di quelli che stavano trascorrendo un periodo di riposo a Tor d’Aveja, trovarono il bassorilievo divelto e scaraventato nel sottostante apparato glaciale del Calderone. Del gruppo formava parte don Michelangelo Tabet, sacerdote venezuelano, di origine libanese e professore di Sacra Scrittura, grande appassionato di montagna, che fu il principale promotore di quanto ora si racconta. Raccolsero quindi la targa e la riportarono a Tor d’Aveja, dove all’epoca si stavano eseguendo importanti lavori di ristrutturazione.
Dopo averla fatta incastonare su un pezzo di marmo quadrato, decisero di ricollocarla sulla più “umile” vetta di Monte Ocre, elevazione montuosa, come noto, che sovrasta la struttura di Tor D’Aveja . Nel corso dell’operazione, si decise anche l’installazione della croce, di cui abbiamo già riferito, e che fu portata a termine in successive salite sull’Ocre, durante il mese di agosto del 1983. Nelle diverse operazioni, che coinvolsero anche gli operai che lavoravano nel cantiere (anche se non siamo certi che qualcuno di loro prendesse parte anche nelle salite), parteciparono professori e studenti di quattro diversi continenti (molti di loro ora sacerdoti), tra cui lo stesso don Rafael Martinez, spagnolo, don Michelangelo Tabet, venezuelano, già menzionato, David Cavanagh, statunitense, Eduardo Terrasa, uruguayano, Jerry Quejada, filippino, e altri ancora, che però il passo del tempo rende difficile ricordare.
Hai fatto un lavoro veramente encomiabile, corredato da bellissime foto. Complimenti Paolo.