Perché “Campo Felice”? Riteniamo di credere che il toponimo derivi da un’antica chiesetta dei pastori dedicata a San Felice, collocata sotto le falde del Colle del Nibbio, dapprima le violente bufere di neve l’hanno resa inagibile (ci riferiamo in particolar modo all’inverno del 1929), successivamente demolita per far posto agli impianti sciistici. Mancando di fotografie originali dell’epoca ci siamo avvalsi di una scansione fotogrammatica aerea del 1954 dell’Istituto Geografico Militare, dove è visibile la struttura rettangolare del manufatto.
Colle del Nibbio 1919slm
Con questo nome viene impropriamente indicata una sella situata ad est della q 1919 e poco più basso, che si apre sulla larga dorsale che unisce M. Rotondo alla cimata di Pezza. Inoltre è un comodo passaggio fra i Piani di Pezza e Campo Felice. L’itinerario dall’abitato di Rocca di Cambio. Dal paese (1434m) si sale alla Brecciara, m1715. Si prosegue a mezza costa verso ovest in modo da attraversare un solco e quindi portarsi sull’ampio dosso tondeggiante che scende da monte Rotondo e si spinge verso Campo Felice. Per un facile pendio si sale fino ad una zona pianeggiante situata sotto monte Rotondo, quindi traversando verso dx, si raggiunge il Colle del Nibbio.
Dal libro “La Baiarda” di Igino Di Marco (finito di stampare nel 1969) (ambienti e ricordi di storia (transumanza) nord-reame 1860-61-62) pag 26.
“…-Vedi- disse il massaro- t’ho portato qui per vedere dove pascola una parte delle pecore che sono nella nostra masseria (complesso di greggi. Il termine si usa per la grande industria armentizia, quella che comprende da i due-trecento capi in su). Questo posto tu lo devi ricordare perché solo di qui tu puoi passare per scendere a Campo Felice (Forca Miccia o Forcamiccia) quando verrai dalle Sette Acque. Una volta laggiù, poi, prenderai a destra o a sinistra, a seconda, perché noi siamo sulla falda di qua. Vedi quel laghetto al centro? Quest’anno per la siccità, è quasi secco. Noi arriviamo, press’a poco , fin là. Oltre e fino a Puzzillo, c’è la masseria del Duca Rivera.
- E quella casina bianca, a sinistra, sotto il monte?
- E’ la chiesetta di San Felice (era sulla falda del Nibbio. Oggi è completamente scomparsa). Tutte le domeniche ci va il prete Mancini, Don Carmine Mancini, da Rocca di Cambio, per la messa ai pastori, e la paga il nostro padrone, sai, che è molto devoto. Ma il prete passa da quell’altra parte, ove tu vedi quella macchia di terra rossa. Passa da Caporitorto.
- E i pecorai vanno alla messa?
- Chi si, chi no. I vicini! Non sempre si possono lasciare le pecore e gli stazzi (stazionamento , luogo ove la sera tornano le pecore, in rete, e dove i pastori si ritirano così per la lavorazione del latte come per il riposo notturno). Vuol dire che chi non va dirà una preghiera e prenderà la benedizione da lontano, la benedizione che il prete da di fuori la chiesa rivolto a tutto il Campo. Perché qui in montagna non comandiamo noi. Comandano gli animali e le cose. Vedi questi monti? E quest’aria? E queste rocce… e questa terra… sono i nostri padroni, i padroni di tutto, e noi dobbiamo adattarci a loro, d’anima e di corpo. E se uno non vuole e non può, riprende il Vallone del Giaccio e torna a casa in grazia di Dio..”.