Forse è la prima volta che viene percorso integralmente, in ambiente invernale, il torrente del Chiarino. La neve caduta copiosa, sin dalla partenza, ci obbliga ad un grande sforzo e di volontà. Attraversiamo il famoso “selciato” del Chiarino e l’antico Villaggio degli Arcari, malediamo dal profondo del cuore il velo ghiacciato che si nasconde sotto le pietre innevate, ma lo spettacolo ci appaga dagli sforzi profusi. Il torrente fumante di vapori, è dominato dagli strapiombi di arenaria, che si rivelano ricchi di possibilità crodaiole: quando saranno asciutti. Ad un certo punto appare il sole che solleva di colpo gli animi. Risaliamo una straordinaria faggeta e lo sguardo viene rapito dall’antico mulino Cappelli, termine dell’escursione. Peccato che solo poche anime conoscono questi luoghi di facile interpretazione, a parte un po’ di “pediluvio”, piuttosto freddo. La compagnia di oggi è stata all’altezza della situazione con la “benedizione” finale alla Cappelletta di San Martino impartita da Monsignor Pesciò. I fotogrammi che seguono sono una testimonianza della bellezza di questo fantastico posto che non ha nulla da invidiare ai corsi d’acqua presenti sulle Dolomiti.






Il Villaggio degli Arcari al Chiarino attraverso il “Selciato” …
I Naturali che da tempo immemorabile avevano avviato una fiorente e redditizia attività di lavorazione del legno che tonificava l’economia del villaggio. Nella relazione annuale che il segretario della Camera di Commercio Aquilana era obbligato ad inviare al governo, relativamente all’anno 1876 si legge: “col faggio si fanno seggiole, tavolinetti banchi a schiena ed arche diverse e coloro che se ne occupano son detti “Arcari” ”.
Questi oggetti di molto poco costo, solidi a tutto legno, fino nei chiodi sono di uso estesissimo in provincia tra le classi meno agiate e povere; mentre le arche per riporvi cereali e civaie si trovano ancora nelle famiglie di ogni ceto e condizione. Sono del faggio il più gentile, costruite con tanta precisione da potervi ammassare anche il pane e le tavole son tirate tutte a spacco senza adoperarvi la sega.
(Dal prezioso volume “Chiarino” di A. Clementi e B. Osella).






Insediamenti minori ed attività pastorali nel versante meridionale del Gran Sasso. Si tratta di un organismo spaziale complesso probabilmente formatosi sugli elementi residuali dell’antico castello di Chiarino: l’edificio identificato come Mulino e che in realtà presenta condotti di adduzione e di fuoriuscita per l’acqua del vicino torrente è difficilmente ricostruibile nelle articolazioni funzionali. Le alte quote e la presenza di vaste superfici boscose potrebbero far escludere la presenza del mulino per granaglie ove non si consideri che il solo fabbisogno di pane per i numerosi dipendenti delle masserie in un regime di gestione autosufficiente quale doveva essere quello del sistema Cappelli poteva rendere significativo un tale impianto.