La Rupicapra pyrenaica ornata nell’Appennino centrale è un progetto che dura ormai da quasi trent’anni. Un piano finalizzato alla tutela e all’espansione del camoscio Appenninico che garantisce la tutela necessaria alla riuscita dell’operazione di reintroduzione.
“Sul Gran Sasso i primi 3 Camosci arrivano all’Area Faunistica di Farindola (PE) il 29 luglio 1992, a questo fa seguito nell’ottobre dello stesso anno la liberazione a Campo Pericoli, nel cuore del massiccio, dei primi 7 camosci totalmente liberi. Si ha subito un effetto “esplorazione” e i camosci si disperdono in varie direzioni. Durante l’inverno e la primavera successiva vengono avvistati esemplari nei comuni di Isola del Gran Sasso, Nerito di Crognaleto, L’Aquila, Pizzoli. Una sola femmina di nome Bella si stabilizza sul Monte Cefalone e sopravvive. Nel 1993 vengono liberati sul Monte Coppe altri 9 esemplari e un maschio di nome Gandalf, attraversa tutta la catena e, incontrandosi con Bella, si ferma sul Cefalone dando vita al branco che dal 1994 si riproduce felicemente. Gli altri animali colonizzano il versante meridionale della catena e scelgono le pareti più impervie del Monte Camicia dove l’ultimo Camoscio era stato ucciso dai cacciatori cento anni prima, nel 1892 come riportano le cronache di allora. Nel 1994 avviene l’ultima liberazione di 10 esemplari nello stesso sito.
Nel 1995 finisce la fase di “vagabondaggio” e si stabiliscono tre distinti branchi in tre diversi territori. Nel 1998 la popolazione con la nascita di 13 piccoli Kid nei tre branchi era di circa 50 esemplari e l’areale di presenza si estendeva sulle creste dal Monte Camicia al Cefalone. Alla fine del 2001 i branchi di camoscio sono cinque, in quell’anno si contano 19 nuovi nati e il censimento autunnale stima la popolazione in circa 90/95 esemplari. L’Area faunistica di Farindola viene “promossa” a Captive Breeding Area” per future liberazioni su altri massicci dell’Appennino Centrale. Nel 2003 la popolazione sale a circa 140 esemplari e 2 nuovi branchi si formano sul Monte Prena. Nel 2004 il monitoraggio evidenzia la nascita di 35 piccoli nati nei vari nuclei riproduttivi e la popolazione nel censimento autunnale viene stimata in circa 170 esemplari su un territorio che ormai coinvolge tutta la catena del Gran Sasso dal Passo delle Capannelle a Vado di Sole. I dati del monitoraggio 2005, a dieci anni dalla formazione dei branchi da parte dei primi 26 animali rilasciati, evidenzia una situazione ottima con un accrescimento medio del 23% annuo, la formazione di 10 branchi, l’espansione di maschi in dispersione anche verso territori estremi come a sud verso il Monte Cappucciata e a nord sul Monte San Franco. Attualmente la popolazione di camoscio è di oltre 400 unità suddivise in molti nuclei riproduttivi che garantiscono una buona “rimescolanza” genetica e una popolazione minima vitale (MPV) accettabile dalla comunità scientifica”.
Quali eventi significativi hanno segnato la reintroduzione dei camosci sul Gran Sasso, e quali territori hanno colonizzato durante il processo di reintroduzione?
Greeting : IT Telkom
La Rupicapra pyrenaica ornata nell’Appennino centrale è un progetto che dura ormai da oltre trent’anni. Un piano finalizzato alla tutela e all’espansione del camoscio Appenninico che garantisce la tutela necessaria alla riuscita dell’operazione di reintroduzione.