All’”inseguimento” dei laghetti effimeri d’alta quota con uno sguardo alla maga “Circe”: tra storia e leggenda. La Meta

La maga Circe era una ninfa che abitava nell’isola di Eea, presso il promontorio che oggi viene detto dal suo nome, Circeo. Quando Ulisse sbarcò sull’isola, la maga trasformò i suoi amici in maiali e sedusse l’eroe riuscendolo a trattenere li per un anno.

«E quella, subito uscì e aprì le porte splendenti

li invitò: essi, stolti, tutti insieme la seguirono.

Euriloco invece rimase indietro: sospettò l’inganno.

Ella li condusse dentro, li fece sedere su sedie e seggi,

e per essi formaggio e farina e giallognolo miele

mescolò con vino di Pramno; e nell’impasto aggiunse

veleni funesti perché del tutto scordassero la patria terra.

Ma quando a loro lo diede ed essi bevvero, allora subito

li percosse con la sua verga e li rinchiuse nel porcile.

Ed essi di porci avevano e testa e voce e peli

e tutto il corpo, ma la mente era intatta, come prima.

Così quelli piangenti furono rinchiusi; e a loro Circe

buttò ghiande di leccio e di quercia e corniolo,

quali sempre mangiano i porci che dormono per terra. (Od. X,230-243)»

Seppur meno conosciuti rispetto al famoso laghetto Sofia del  Ghiacciaio del Calderone, i laghetti effimeri del Parco Nazionale d’Abruzzo e Molise  sono delle piccole perle dalle tonalità turchesi e indaco incastonate entro le conche dell’estese pietraie sotto le vette, di solito sui versanti con esposizione a Nord. “Che dura un sol giorno” recita la definizione letteraria di “effimero”.  In realtà l’aggettivo allude più in generale a qualcosa di breve durata:  la fioritura di una pianta, la vita di un insetto… E un lago? Può essere effimero?  Nel nostro caso sì.  Un piccolo lago dalle acque cristalline si sviluppa entro una conca pietrosa, ma ha una vita irregolare, effimera appunto. Le variazioni legate all’inarrestabile scorrere delle stagioni, ma soprattutto la volubilità di un altro tipo di tempo, quello atmosferico, scandiscono il periodico apparire e dileguarsi del lago.  Esso si riempie nella tarda primavera in seguito al disgelo, cala considerevolmente durante eventuali periodi di siccità estivi o autunnali ma scompare solo con l’arrivo del gelo invernale. Quest’anno siamo stati fortunati in virtù di una stagione invernale, caratterizzata da copiose nevicate, e quella primaverile  le cui temperature, specialmente in quota, sono rimaste sempre al di sotto della media stagionale. Infatti, nonostante siamo in un giugno avanzato, a quote intorno ai duemila metri,  la notte il termometro raggiunge ancora lo zero termico.   

Il laghetto effimero con un piccolo iceberg affiorante

L’impetuoso torremte

Il laghetto e l’anfiteatro costituito dal gendarme e monte La Meta.
Ristori pastorali

Il tormentato nevaio sotto La Meta

La forza dell’acqua

L’argento del laghetto.

I  resti di un fortino abbandonato (1712 m)  costruito dai Borboni per contrastare la lotta al banditismo (ora rimangono solo le mura perimetrali).

Monte La Meta 2242slm e il Frusinate fino al Tirreno.

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