RIFUGIO DUCA DEGLI ABRUZZI 2388slm GRAN SASSO D’ITALIA
Il Rifugio Duca degli Abruzzi è un rifugio situato nel massiccio appenninico del Gran Sasso d’Italia — in località Campo Imperatore nel territorio comunale dell’Aquila — a 2 388 m s.l.m.
Il rifugio è stato costruito nel 1908 dalla sezione del Club Alpino Italiano di Roma; nel corso degli anni è stato più volte ammodernato, e nel 2007, completamente ristrutturato; è dedicato a Luigi Amedeo di Savoia-Aosta (1873-1933), duca degli Abruzzi, alpinista ed esploratore italiano.
Il rifugio è situato sulla cresta del Monte Portella, ai piedi del versante sud del Gran Sasso d’Italia con vista sul versante meridionale verso Campo Imperatore e sul versante settentrionale verso Campo Pericoli. La sua capienza è di 24 posti letto, e dispone di un locale invernale. È dotato di riscaldamento, servizi, energia elettrica da rete e di acqua non potabile.
Il rifugio è raggiungibile solo a piedi con 40 minuti di facile cammino da Campo Imperatore, a sua volta collegato a valle tramite la funivia del Gran Sasso. In alternativa si può raggiungere il rifugio da Prati di Tivo (TE), a nord, con una traversata di circa 4 ore.
RIFUGIO GARIBALDI 2230 slm GRAN SASSO D’ITALIA
Costruito dalla sezione di Roma, il Rifugio Garibaldi fu inaugurato il 16 settembre 1886. Prima costruzione del genere sugli Appennini, ad essa si lega il ricordo del periodo eroico della conquista alpinistica, condotta sistematicamente dalla Sezione Romana, del massiccio del Gran Sasso. La sua fortuna incominciò a declinare con la costruzione nel 1908 del Rifugio Duca degli Abruzzi. Ma quando ormai stava per rendersi inabitabile, la Sezione Aquilana lo prese in gestione.
Siamo nel 1924. E’ il periodo d’oro degli Aquilani. La Sezione è fiorentissima, altissimo il numero degli iscritti. Notevoli le imprese alpinistiche. Eseguiti consistenti lavori di restauro, il Rifugio fu affidato a Pilato di Assergi che lo gestì per un decennio circa.
La famiglia di Pilato assicurava una vita da “cristiani”, come si diceva da parte dei portatori di Assergi, quasi inconsapevolmente a sottolineare, in forma polemica, la necessità per gli uomini, per i “cristiani”, di avere pietà verso se stessi, pietà che, viceversa, crudelmente si perde, agli occhi di chi di montagna dolorosamente vive, nell’avventurarsi senza sufficienti motivazioni nelle balze, negli strapiombi, negli abissi gelidi di morte e neve. Poi la costruzione dell’Albergo di Campo Imperatore e della Funivia di Fonte Cerreto nel 1933 segnerà un secondo declino del Rifugio. Questa volta si giungerà ad un vero e proprio diroccamento.
Perché dunque questa ricostruzione, quale ne è il significato?
E’ il culto di questa memoria che ci ha spinto all’opera di ricostruzione. Ma anche una fiducia, la fiducia di riuscire a testimoniare definiti umori, e, se si vuole, una definita cultura per quelli che verranno dopo di noi, altrimenti ignari degli entusiasmi e delle speranze di altri tempi, entusiasmi e speranze sui quali pensiamo non debba esser lecito, sia pur teneramente e con benevolenza, sorridere, come si sarebbe tentati di fare, per il rispetto che meritano, densi come ancor sembrano di intuizioni non del tutto realizzate, di indicazioni non ancora raccolte, densi in una parola, di ammaestramenti da riconsiderare, da seguire, onde salvare quanto ancora resta del senso più profondo della montagna.
Le pietre di questo Rifugio son quegli entusiasmi, son quelle speranze.
LA PIRAMIDE TOMBA EDOARDO MARTINORI 2250slm GRAN SASSO D’ITALIA
” Appena sopra il rifugio Garibaldi sorge, nascosta alla vista, una strana piramide: il monumento funerario a Edoardo Martinori. Nato nel 1854, fu valente letterato e alpinista oltre che amante di queste vette e fondatore, con Quintino Sella, della sezione romana del CAI. Ma fu anche infaticabile camminatore, percorrendo a piedi tutto il Lazio, la via da Roma a Catania e quella da Roma a Milano, e viaggiò anche in Lapponia, Stati Uniti, India, Giappone, Giava, Siria, Palestina, Abissinia e Persia. Morì nel 1935 e volle essere ricordato con quella piramide, ormai dimenticata, sui bastioni del Gran Sasso. “Anche se ufficialmente la sua fonte di reddito era la professione di ingegnere, le sue passioni erano la storia, le escursioni in montagna“.
Piccola curiosità:
Nell’ottobre del 1887 il Poeta D’Annunzio andò a abitare con la famiglia a Palazzo Martinori, in via del Tritone a Roma . Quindi esiste un legame tra il Martinori e il poeta D’Annunzio, che scrisse anche la famosa poesia a Narni.
NARNI
Narni, qual dorme in Santo Giovenale
su l’arca il senatore Pietro Cesi,
tal dormi tu su’ massi tuoi scoscesi
intorno al tuo Palagio comunale.
Sogni il buon Nerva in ostro imperiale?
o Giovanni tra gli odii in Roma accesi?
Io di secoli, d’acque e d’elci intesi
murmure che dal Nar fino a te sale.
E vidi su la tua Piazza Priora,
ove muto anco dura il cittadino
orgoglio, alzarsi una grand’ombra armata:
grande a cavallo il tuo Gattamelata,
sempiterno in quel bronzo fiorentino
che gli invidian lo Sforza ed il Caldora.