Da una ricostruzione dell’Arch. Antonio Di Stefano. “L’immobile definito Palazzo Bonanni nell’ambito del complesso Tor d’Aveja, di proprietà dell’Associazione CISEC –Centri Internazionali Studi e Convegni-, sito nel centro storico di San Felice d’Ocre, in comune di Ocre (AQ), presenta gli elementi di interesse artistico e storico previsti dalla legge per poter essere considerato parte del patrimonio culturale nazionale.
Il riconoscimento dell’atto di tutela è da riferire alle peculiari valenze architettoniche e artistiche del monumento, a quelle storiche correlate alle vicissitudini della famiglia Bonanni, originaria proprietaria del complesso, oltre che gli aspetti storico religiosi cui è assunto negli ultimi decenni per le Santità delle personalità che in esso si sono ritirate in raccoglimento e preghiera. Il territorio su cui insiste il complesso di Tor d’Aveja, costituito dalle cinque “villae” (S.Spirito, S.Panfilo, S.Martino, Cavalletto e Valle) fu, dal 1626 e fino alla soppressione nel 1806, feudo della famiglia Bonanni.
Le prime notizie che si hanno dei Bonanni risalgono ad un letterato di Pisa dal nome Buonanno Bonanni vissuto nella prima metà del XII secolo.
Nel 1285 con Giovan Giacomo (o Giangiacomo) e Cesare Bonanni la famiglia si trasferì in Sicilia e all’inizio dal XV secolo con Tullio Bonanni si stabilì in Abruzzo raggiunto in seguito dal figlio Gaspare dal quale venne chiarissima discendenza che, durante la dominazione dell’imperatore Carlo V e dei principi spagnoli di casa d’Austria, fu ricca dei feudi di Crecchio e Castelnuovo e poi di quello di Ocre che tenne con potere di signoria fino al 1806, epoca in cui fu estinto in Italia il feudalesimo.
Nel XVI secolo, con Bolla pontificia, la famiglia ottenne il titolo patriziale. Il 2 febbraio 1843 fu Giovanni Bonanno, principe di Petrulla, duca di Castellane e di Angiò e ministro plenipotenziario di Napoli in Vienna, a scrivere a Cesidio Bonanni d’Ocre per donargli un blasone effigiato su un sugello allo scopo di riaffermare l’uniformità dei Bonanni di Sicilia e di L’Aquila: quel blasone porta un gatto nero passante in campo d’oro e vanta l’altero motto: “neque sol per diem, neque luna per noctem” che è come affermare che né il sole nel corso del giorno, né la luna nell’arco della notte possono competere con lo splendore della baronia.
L’11 novembre 1858, con R.D. del Re Ferdinando II, Cesidio Bonanni d’Ocre ottenne il titolo trasmissibile di Barone d’Ocre.
Nelle varie regioni in cui questo nobile casato fu presentato ha spesso lasciato opere di interesse artistico ed intellettuale; ricordiamo, ad esempio, Bonanno Pisano che, tra le altre cose, costruì a Pisa il campanile del Duomo (la Torre pendente), le porte bronzee della Cattedrale e a Monreale quelle del Duomo; il suddetto barone Cesidio Bonanni d’Ocre, sepolto nel Duomo di San Massimo a L’Aquila, il quale, come Ministro di Grazia e Giustizia, partecipò alla stesura della Costituzione del Regno delle Due Sicilie del 10 febbraio 1848.
La famiglia Bonanni annovera tra le sue fila anche letterati, architetti, scultori, pittori, cancellieri, giudici, maestri razionali e consiglieri del Re, sindaci, pretori, ambasciatori, cavalieri dell’Ordine del Toson d’Oro, Speron d’Oro e di Malta, vescovi, arcivescovi, senatori e principi.
Il complesso edilizio di Tor d’Aveja deve aver trovato le sue origini nel Settecento per l’esigenza dei Baroni, proprietari del Palazzo Bonanni nel centro storico della città di L’Aquila, di disporre di una residenza gentilizia rurale nell’area di San Felice, con annesso parco, forse a seguito dei danni prodotti dal sisma del 1703 al palazzo di città.
L’architettura, che si adagia su un terreno leggermente inclinato, si compone di un torrione imponente al centro e due ali laterali.
L’edificio presenta un grande portale d’ingresso in pietra, ampie finestre incorniciate da conci e mensole in pietra calcarea bianca e fasce marcapiano che ornano la facciata verso la piazza, mentre conserva un carattere più discreto nel versante verso la proprietà agricola. La tenuta era costituita, oltre che dall’edificio principale, da una vasta area a verde e da altre pertinenze edilizie insistenti nell’area recintata destinata a specifiche attività agricole e zootecniche e a residenza dei dipendenti.
Il palazzo fu fin dai primi decenni del XX secolo luogo di ritrovo della nobiltà e della cultura abruzzese così come documentato dalla frequentazione di Gabriele D’Annunzio e dall’artista Francesco Paolo Michetti. Successivamente il complesso decadde nelle proprie funzioni a seguito dei danni prodotti dal sisma del 1915; nel corso degli anni mutò più volte la proprietà e nel 1966 venne acquistato dall’Istituto per la Cooperazione Universitaria (ICU), su suggerimento di San Josemaria Escrivà de Balaguer, fondatore dell’Opus Dei, che lo visitò la prima volta nel 1966; oggi, come abbiamo già visto, la struttura nel suo complesso appartiene all’Associazione CISEC.
Nel 1980 Palazzo Bonanni fu oggetto di importanti interventi di ristrutturazione, che interessarono in particolare l’ala sinistra dell’edificio. Da quell’epoca il complesso edilizio si ampliò all’interno dell’area recintata, con integrazioni edilizie, aree a verde e nuove piantumazioni arboree fino ad assumere progressivamente l’attuale configurazione.
Il complesso ha assunto negli ultimi decenni un ulteriore particolare interesse culturale e religioso in quanto in esso hanno trovato, in numerose occasioni, luogo sicuro di ospitalità, raccoglimento e preghiera tra altissime personalità religiose assunte a Santità.
Ci stiamo riferendo a San Josemaria Escrivà de Balaguer, fondatore dell’Opus Dei, beatificato il 17 maggio 1992 e canonizzato il 6 ottobre 2002, San Giovanni Paolo II (Karol Josef Wojtyla), beatificato il 1 maggio 2011 e proclamato Santo il 14 aprile 2014 e il Beato Alvaro del Portilio, primo successore di San Josemaria Escrivà de Balaguer alla guida dell’Opus Dei e beatificato il 27 settembre 2014 a Madrid.
In particolare San Giovanni Paolo II soggiornò all’interno del complesso in più occasioni tra il 1990 e il 1998; al riguardo vi sono varie testimonianze, tra cui la bella foto che lo ritrae concelebrare una Santa Messa, nella Cappella del Palazzo.
A seguito del violento sisma del 6 aprile 2009 anche questo edificio, come la maggior parte del patrimonio architettonico dell’Aquilano e non solo, ha subito notevoli danni che non ne hanno compromesso la stabilità statica, né causato alcun tipo di crolli”.
Proprio adiacenti i muri perimetrali del complesso si diparte una rete sentieristica che percorre i gruppi montuosi: m. Ocre, m. Cagno, m. Cava, m. San Rocco, m. Orsello e m. Puzzillo, uno di questi sentieri conduce a m. Ocre che, con i suoi 2208 di altitudine, è l’elevazione più alta. A ragione: è molto probabile che Papa Wojtyla, tra le innumerevoli visite al complesso (1990 al 1998), sia stato accompagnato fino alla cima di Monte Ocre, dove recentemente è stata sostituita la Croce di Vetta, anche in ricordo del Grande Pontefice. Ma di questo ne parleremo più avanti, dopo la benedizione.