Quando leggiamo in una qualsiasi rivista, vocabolario o altro la parola cresta pensiamo subito a quella rossa escrescenza carnosa del gallo in un pollaio, austero, serio, supponente, infatti è lui il vero “detentore” di questo vocabolo. In montagna una cresta incute timore, rispetto, è una linea dentellata che si staglia verso il cielo, com’è dentellata quella del gallo. E’ il regno del vento dove bisogna avvicinarsi con il massimo rispetto, onde evitare di ricevere la sua ira in piena faccia. Infatti è la linea di congiungimento di due versanti montuosi opposti quando la loro intersezione avviene a tetto, prima di toccare insieme il cielo. Dove lo spazio sotto i piedi è risicato perché a destra e a sinistra c’è il vuoto. Occorre rimanere sempre concentrati mettendo i piedi precisi uno davanti all’altro, cercando di non scattare fotografie o di osservare il paesaggio: è meglio fermarsi. Tuttavia è emozionante stare lassù “padroni”, in quel momento, del mondo che ci circonda e noi esseri viventi microscopici godiamo di quella straordinaria bellezza.