Un fortunato incontro a Fonte Cerreto con altri due Amici, all’anagrafe 192 primavere suonate, ha coronato con successo una bellissima gita scialpinistica lungo la splendida Valle Fredda e i panorami mozzafiato di Monte Cristo-Fossa di Paganica, rinforzato dal piacevole incontro con il giovanissimo Davide, “raggiunto” al colletto di Valle Fredda, laddove ci siamo posti tante domande, una su tutte: perché il Gran Sasso deve morire!
Scoprimmo il fascino di questa montagna molti anni fa benché fosse già scritto sui libri di storia. Dagli anni ’70 l’abbiamo frequentata assiduamente, in ogni stagione e quasi sempre ci siamo fermati a bere una birra o a mangiare un piatto di pasta, i ricordi vagano da “Criminale”, al secolo Angelo Acitelli, ad Antonetti, proprietario della struttura: “La Villetta”. Al Gran Sasso abbiamo imparato i fondamenti dell’alpinismo, abbiamo tracciato qualche via nuova, abbiamo arrampicato, sciato, camminato, abbiamo vissuto giornate di gioia e passato brutti quarti d’ora. Abbiamo trasmesso anche ad altre generazioni queste sane passioni in considerazione del fatto che anche i più giovani potessero credere sulle potenzialità di questo straordinario territorio alpestre. In virtù di ciò, di questo cinquantennale rapporto, sentiamo il Gran Sasso come qualcosa di nostro, qualcosa a cui siamo legati, qualcosa che lentamente è entrato nelle nostre vite, anche dopo l’aver visto molte altre montagne del mondo, ci fa sentire in diritto di rivolgerci alle amministrazioni locali, per chiedervi di trattare meglio la nostra/vostra montagna e chi la frequenta, soprattutto per dare un futuro alle più giovani generazioni. Oltre ottanta anni fu costruita la funivia del Gran Sasso, pensando al vicino bacino romano, negli anni sessanta fu realizzato tutto il carosello sciistico tra la Fossa di Paganica e Monte Cristo, poi nulla più. Oggi queste due ultime strutture sciistiche versano nel più completo abbandono, nonostante qualcuno si sia messo a disposizione per rimuovere e bonificare tutta la zona, mentre la funivia e i pochi impianti sciistici di Campo Imperatore, sono rimasti funzionanti, seppur con molte difficoltà. Abbiamo un’età in cui ci sono state tante promesse, visto tanti tavoli tecnici, tanti “luminari” si sono succeduti nelle varie tornate elettorali, tutti propositivi, tutti con le belle parole di circostanza. Noi che consumiamo una birra, che chiediamo un’informazione, una struttura aperta o un servizio, abbiamo la sensazione che voi non amiate né la montagna né chi la frequenta, che il turista, l’escursionista, l’alpinista siano mali necessari, dei fastidi da sopportare, alieni a cui dover aprire qualche strada per poter praticare degli sport lontani dalle vostre fantasiose idee. Tanti anni fa eravamo in pochi a fare scialpinismo, da un lato c’erano i materiali molto pesanti, dall’altro non tutti potevano permettersi di acquistare l’attrezzatura necessaria. Oggi il fenomeno è esploso specialmente nei più giovani, anche attraverso materiali più leggeri, perché i nostri connazionali del nord, più lungimiranti di noi, hanno fondato vere e proprie scuole, federazioni, stilato dei calendari di gare competitive per tutto l’arco alpino. Oggi il Gran Sasso è frequentato da scialpinisti che vengono da ogni parte dell’Europa. Questo lo si deve a noi scialpinisti, escursionisti, ciaspolatori, ecc, che abbiamo scritto, parlato, mostrato immagini della bellezza dei nostri luoghi che abbiamo promosso le arti ed i piaceri della montagna. Non vi siete mai posto una domanda di che cosa hanno bisogno costoro, mai fatto uno sforzo per invogliarli a passare un po’ più di tempo sulla nostra montagna. Forse pensavate di offrire qualcosa di più: un agglomerato di albergoni nati nella speranza di qualche improbabile, illogica, antieconomica speculazione sciistica, come è successo per le località: i Cerri di Rocca di Cambio e Prato Lonaro di Lucoli, che mai sarebbero stati in grado di competere con il Dolomiti Superski. A Fonte Cerreto c’è anche un campeggio, con qualche difetto, ma discreto e ben posizionato. È chiuso d’inverno. Riaprirà in primavera-estate, chissà perché..
Provate ad andare o vedere, attraverso i noti siti internet, di che cosa sono stati capaci di fare i Tirolesi, i Trentini, i Valdostani, gli Austriaci ma soprattutto i Francesi, in posti come il Briançonnais, regione di montagne aspre e di tradizione povera. Qui non si parla di paragonarsi a Cortina, Kitzbuel o St. Moritz.
Mentre tutti gli altri comprensori sciistici si danno da fare per migliorare le proprie stazioni con strutture più innovative ed essere operativi, efficienti non appena scendono i primi fiocchi di neve, da noi si chiudono le strade, come è successo domenica scorsa, con una bella giornata di sole, la 17bis per Fonte Cerreto è rimasta chiusa, a partire dall’uscita del casello autostradale di Assergi. I nostri amministratori si “sbracciano”, si fanno grandi proclami, quando si tratta di sostenere le “aree interne dell’Abruzzo” ma alle chiacchiere pronunciate a vento, non sono seguiti mai i fatti. A questo punto la rabbia e la sfiducia dei cittadini è tanta che non vale nemmeno più la pena di arrabbiarsi, tanto chiunque va a sedersi sui tavoli di comando lo fà solo per interessi personali e non per il bene della collettività. Nessuno, nemmeno chi al momento si trova a fare opposizione, prende carta e penna e denuncia queste “interruzioni di pubblico servizio”, perché, alla fine della “giostra”, di questo si tratta. Grazie e buona visione.
https://www.youtube.com/watch?v=1EBZ92vR5As
Commento fb 14122021 di Igor Antonelli
Veramente disarmante, fiaccano anche le più grandi energie, in una sorta di torpore gestionale dove il nulla e il brutto regnano incontrastati. Non so se mai ne usciremo, forse un giorno, quando le istituzioni pubbliche {tutte} saranno misurate non con i voti ma con parametri oggettivi, misurabili. Esempio interrompi un servizio di base come una strada senza motivo? licenziamento. Non migliori nulla nei trasporti, nella gestione dei rifiuti, nella manutenzione dei sentieri? licenziamento! finché il cambiamento culturale non sarà radicato ma chi vive i nostri luoghi è solo un fruitore passivo (“a mi sta bene cucì”) e non si indigna come noi, non arriveremo mai al ribaltamento della situazione attuale! Ma noi non molliamo