FORSE” NON FURONO I “MAGNIFICI SETTE” DI GRESSONEY ( Jean Joseph Beck “detto Pecco da pecore”, Jean Etienne Lisge “Lisco”, Jean Joseph Zumstein “Delapierre” d’Abetscham, Nicolas Finzens “Vincent”, Valentin Beck “il più anziano”, Sebastien Linthy e Francois Castel ) A SUPERARE LA QUOTA DEI 4000 METRI E AD ESSERE LA PRIMA “CORDATA” DELLA STORIA.
A metà dell’agosto del 1778 sette giovani di Gressoney decisero di cercare la leggendaria “Valle Perduta” sul massiccio del Monte Rosa, sfidando le incognite dei ghiacciai raggiungendo il colle del Lys. Qui si fermarono a contemplare il versante sconosciuto su un isolotto oggi quotato 4177 m, che essi battezzarono Roccia della Scoperta, nome emblematico che annuncia il passaggio dall’epoca delle leggende alla storia moderna. Lassù torneranno anche nell’estate 1779 e 1780 per rendersi conto che dall’altro versante non c’è la “Valle Perduta”, ma altri ghiacciai coronati dalle vette più alte del massiccio. Se non hanno trovato la mitica valle degli avi, hanno scoperto la via d’accesso del Monte Rosa che sarà esplorato dalla generazione successiva. La loro storia viene raccolta nell’estate 1789 dal ginevrino Horace Bénédict de Saussure, il massimo studioso delle Alpi dell’epoca, che la divulgherà nel quarto e ultimo volume dei suoi Voyages di fama europea, uscito nel 1796.
Forse l’ascensione sul Rosa del 1778 non è il primo quattromila salito sulle Alpi. Quel titolo va assegnato ai chamoniarde che il 14 luglio 1775 fecero il primo tentativo al Monte Bianco , fermandosi sulla sommità del Dòme du Goiter. Nel resoconto enfatico di quel fanfarone di Marc-Thèodore Bourrit non si riesce a capire dove diavolo siano arrivati i quattro della spedizione capeggiata da Jean Nicolas Cauteran, con le guide Francois e Michel Paccard (cugini del futuro dottore!) e Victor Tissai . Però oggi gli studiosi seri, grazie a testimonianze meno note, danno per certo che il Goiter sia stato salito già nel tentativo al Monte Bianco del 1775, e non in quello del 1784 come si credeva. Malgrado ciò i “Magnifici 7” del Monte Rosa hanno i loro meriti . Non hanno committenti esterni, i Saussure e i Bourrit che li spronano o li allettano con denaro, come i colleghi di Chamonix per il Monte Bianco. Oltretutto colleghi e compatrioti, perché anche i savoiardi sono sudditi del re di Sardegna, come i valdostani. Non sono cioè né francesi e tantomeno svizzeri, come spesso le storie dell’alpinismo francesi e inglesi lasciano credere parlando del Bianco. Sul Monte Rosa invece l’iniziativa è spontanea, tutta degli indigeni. Oltre alla leggenda della “Valle Perduta”, i nostri eroi sono probabilmente stimolati dall’aria che tira all’epoca, dalle curiosità accese dall’illuminismo in Europa, dato che i walzer germanofoni di Gressoney vanno e vengono come merciai dalla Svizzera e dalla Germania da generazioni. Il testo francese dice che si mettono a spalle, non sacchi o zaini, ma cassette, come quelle dei merciai e dei colpolteurs ambulanti. Quasi tutti, sei su sette, sono cacciatori di camosci, ossia hanno pratica di alta montagna, perciò sono un po’ antenati alle guide alpine. Il più colto di essi, Nicolas Finzens, ossia Vincent, padre del futuro salitore della Piramide Vincent (1819), nel 1785 intraprende lo sfruttamento di una miniera d’oro a tremila metri nel vallone di Indren. Ciò spiega il loro supplemento di confidenza con l’ambiente severo e pericoloso dei tremila. Il ricovero Vincent usato dai minatori sarà l’abituale punto di partenza dei pionieri primo Ottocento.
“La Roccia della Scoperta nel racconto dei protagonisti la si può leggere nel mensile del Club Alpino Italiano “Montagne 360” (agosto 2018) . Trascrizione di don Pierre –Louis Vescoz (1884) da un resoconto in tedesco del 1778”.
A distanza di oltre 200 anni è nato il “Club dei 4000”, fondato nel 1993 da Luciano Ratto e Franco Bianco allo scopo di costituire un punto di riferimento e di incontro per tutti i collezionisti di vette superiori ai 4000 m, dove sono onorato di farne parte. Il Club 4000, Gruppo del Club Alpino Italiano, sezione di Torino, riunisce gli alpinisti che hanno salito almeno 30 vette superiori ai 4000 m sulle 82 dell’elenco ufficiale UIAA.