Tra storia e leggenda.
La contessa Sibilia del Castello di Ocre, non volendo essere da meno del marito conte Berardo e della suocera contessa Realda che avevano fondato Santo Spirito per i frati, volle fondare Sant’Angelo per le monache. “E coscì fece”. Il monastero piccolo e semplice nasce come una “casa” dove furono chiamate le monache Benedettine.
Ecco la “Lamata” è un’alta roccia residua da cave di rena (che una volta, da Fossa, si andava a prendere lì!) da erosioni atmosfere e da disfacimenti di vario genere, fortemente fessurata, dalle cui piazzole di sommità si spazia, con l’occhio, sull’intera pianura sottostante e su tutta la catena del Gran Sasso, mentre dal lato Nord la bella veduta dell’imponente dorsale dei Monti di Bagno.
Il nuovo eremo dentro lo sfasciume della Lamata
La grande placconata che sorregge il Convento di Sant’Angelo d’Ocre 800slm
Anche qui, come a S. Spirito, le cose andarono bene finché durò la vigilanza protezione della contessa. Ma poi le monache non ci seppero fare: ci furono disturbi, litigi, specialmente con il prete di Fossa, appropriazioni e interferenze di estranei tanto che intorno al 1450 la casa-convento era mal ridotta e le monache erano rimaste in due o tre soltanto; di conseguenza, il monastero avrebbe fatto una brutta fine. Nel 1480, sotto Papa Sisto V, fu rilevato dai frati Francescani, freschi di forze, di idee, di iniziative, coraggiosamente disposti a sacrifici e al lavoro. Il passaggio, però non fu troppo facile: molti frati erano contrari a causa del luogo aspro, scomodo, improduttivo e perché di conventi Francescani, attorno all’Aquila, ce ne erano già abbastanza. Altri, invece, erano favorevoli, e non senza calcolo, perché vendendo beni e poderi di Sant’Angelo c’era di che trasformare, in meglio, la casa delle monache in convento per i frati; c’era di che realizzare una economia da devolvere a pro della fabbrica di San Bernardino all’Aquila che era ferma per mancanza di denaro e per la quale non si sapeva come andare avanti. A San Bernardino, difatti, andarono 1300 “ducati boni” (cioè d’oro), una vera provvidenza…
La sorgente di Fonte d’Ocre che immette l’acqua nell’Acquedotto a pietre maschiettate costruito nel 1702, fornendo la prima acqua al costruendo abitato di Fossa (capitolo a parte).
La porta dell’acquedotto di Fossa-Osteria-Cerro
Il bellissimo chiostro del Convento e la fertile pianura del Comune di Fossa
Santa Maria ad Cryptas in Fossa di Padre Gerolamo Costa
Questa chiesa fu costruita nel IX o X secolo d.C.. Appartiene a l’arte che è romana e bizantina insieme; ma risale al principio di quest’ultimo periodo di evoluzione artistica, nel quale l’arte romana -dal secolo VI in poi sempre più scadente- viene finalmente, da l’ottavo al dodicesimo secolo, soppiantata da la bizantina e da la moresca, trionfando il regime feudale. Già si sa che l’arte romana risorgerà, ma trasformata dai nuovi bisogni della società Italiana nell’epoca dei Comuni, ed allora avremo l’arte romanza o neolatina. Infatti la chiesa di Santa Maria ad Cryptas ha subito delle modificazioni per restauri che, di tempo in tempo, vi sono stati apportati…
Il Crocifisso sul Giro delle Beatitudini. Un tempo c’era una cappella dedicata a San Silverio demolita nel 1482 (articolo a parte).
Il Monte Circolo detto anche il dirupo di San Massimo
Dal piano della chiesa, sotto l’arco di questa cappella, si scende per una scaletta, formata da grossi mattoni, in una CRIPTA. Essa è una delle tante costruzioni, dette ancora ipogei e confessioni, proprie dell’architettura romano-bizantina, ed ha, nella parte di fronte, un altare il quale è costituito da una mensa di pietra dura, sostenuta da un rocchio o troncone di colonna. Giuseppe Di Costanzo, nell’Odeporico, che si conserva manoscritto nella biblioteca di San Paolo fuori le mura, in Roma, crede che San Massimo, sol perché fu precipitato da la rupe detta Circolo, fosse seppellito nel luogo, dove oggi esiste la cripta in parola, e che l’odierna chiesa di Santa Maria fosse stata , fin dal bel principio, eretta sotto il titolo di San Massimo. Non possiamo noi sottoscrivere l’opinione dell’illustre abate per la semplicissima ragione che non abbiamo argomento alcuno, non dico positivo ma probabile, per ritenere l’ipogeo di Santa Maria per la tomba del Martire. Quale indirizzo, vi si scorge, o quali degli storici ne danno un accenno, sia pur lontano, che possano, non dico convalidare, ma rendere plausibile tale opinione? Non basta, secondo noi, che gli atti del S. Martire ci dicano che fu martirizzato e seppellito in provincia Aviensi!…
Dal libro a firma di Igino Di Marco “Un Aquilano a Fossa” si apprende: “…Mastro Battista di Fossa, buon muratore, nel 1902 realizzò la sua opera migliore, precisamente la volta a crociera della Cripta alla Madonna delle Grotte, in mattoni a giorno e disposti a libretto e che tutti credono del 1400.”
La cripta con i mattoni a libretto e l’altarino in pietra
L’Eremo Francescano alla Lamata.
Quest’anno il saluto Pasquale arriva dall’eremo Francescano “ritrovato”. Da qualche tempo si stava perlustrando la zona adiacente al convento di Sant’Angelo d’Ocre, alla ricerca di possibili luoghi di preghiera più isolati. Dai pochi elementi in nostro possesso sembrerebbe che l’anfratto sia stato utilizzato dai Beati Bernardino da Fossa, che tanto si adoperò per convento, e Timoteo da Monticchio.
L’ex abitato di Fossa dalla famosa cengia erbosa
L’eremo si trova alla base della “Lamata” versante nord-ovest (residui rocciosi, particolarmente bianchi, rivenienti da crolli, da spacchi e da erosioni eoliche) , fuori dal monastero. La cavità non è visibile dal vicino sentiero che conduce all’abitato di Monticchio, in quanto il terreno è coperto di rovi e reso scivoloso dalla caduta di pietre e piogge nel corso degli anni. L’interno dell’anfratto presenta pareti non omogenee con lati di circa 2 m. Il pavimento presenta due gradini per l’accesso e termina con un piccolo altare dove vi è stata posta un’umile croce. Sul lato destro della cavità c’è un piccolo catino in pietra, presumibilmente per la raccolta di acqua.
Lunghezza: 2.50 mt. ca. Larghezza: 2,00 mt. ca. Direzione: N 140°