La “pornografia” della montagna.

 “Il racconto alpinistico è parente stretto della pornografia: vi si trova , anche se in misura diversa, lo stesso desiderio  di incollarsi alla realtà e la stessa poco cura  per lo stile e per l’opera”. Da un passo  di “Eloge de la Dissimulation” di  Sylvain Jouty , apparso in uno dei primi numeri  di  “ Passage”, all’inizio degli anni ottanta.

“Quand’ io fuoi sopra la sommità, mirando all’intorno pareva che io fussi in aria …”  Dalla relazione di Francesco De Marchi quando il 19 agosto 1573 scalò per primo  la Vetta del Corno Monte,  considerata , a livello mondiale, la prima ascensione  documentata di una montagna .

Le Petit Capucin al Centenario: il settore della Catena del Gran Sasso che rimarrà per sempre inviolato.

Due diversi modi di andare in montagna o di vivere l’alpinismo.  Il primo  ha un significato di passione, è l’inclinazione vivissima, il trasporto  e il forte interesse per qualcosa.   Molto spesso  la dedizione totalizzante  parcellizza, concentra lo sguardo  nella parete da scalare ed estranea  tutto il resto dal contesto.  Chiude nel dettaglio, se non ci si sforza  si rischia di non vedere più quello che si ha sotto i piedi.  E non aiuta a capire bene dove ci si trova.  Se invece aggiungiamo un po’ di curiosità, ogni furia mono-maniacale per una disciplina sportiva della montagna, abbandona il tasso di iniziale “pornografia” e si trasforma in un viaggio illuminante.  Allora l’orizzonte si amplia.

Mentre il secondo modo di andare in montagna o di vivere l’alpinismo  è già l’attenzione  per dove ci si trova che arricchisce l’alpinismo  e ogni altra disciplina della montagna, affonda le  radici nell’interesse  per il  paesaggio, per la cultura materiale e la storia, per il lavoro, l’ambiente e gli animali che lo abitano e per come anch’essi  organizzano il loro vivere per le Terre Alte.

Una piccola riflessione: c’è  bisogno  di avere chiara la differenza  tra chi ama le Terre Alte e chi considera, valli, cime e pendii alla stregua  di un accidente necessario  per il proprio personale interesse settoriale. Non c’è una sola foto di Hillary sull’Everest in quella prima salita del ’53. Hillary aveva l’apparecchio e fotografò Tenzing, il contorno delle montagne intorno, ma non chiese a Tenzing di fagli una fotografia. Hillary era lassù a nome collettivo, era solo un rappresentante della specie umana. Il colpo di umiltà che da la precedenza all’impresa, non a chi la compie.  Infatti il primo articolo del Club Alpino Italiano recita: “Il CAI….ha per scopo l’alpinismo  in ogni sua manifestazione, la conoscenza e lo studio delle montagne, specialmente di quelle Italiane, e la difesa del loro  ambiente naturale”.          

    

La vetta del Corno Monte 2912 scalata per la prima volta il 19 agosto 1573 da Francesco De Marchi

La prima neve (13/10)2020) sul Sentiero del Centenario

Laghetti incastonati su elementi bituminosi

La Via dei Laghetti II

La “famosa” salita alla cascata

Il promontorio dove verrà ricostruito il Bivacco Piergio Desiati (ex Lubrano)

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