La struttura, oramai diruta, è sita a Campo Imperatore, a km 1,400 dal Lago Racollo e a km 6,400 dall’abitato di Santo Stefano di Sessanio, nel versante meridionale del Gran Sasso.
Scomodiamo il Sommo: Prof Alessandro Clementi.
Clementi, il massimo esperto di architettura e storia medievale del Gran Sasso. “I ruderi di Santa Maria del Monte sono associati alla Badia di Casanova, era una grancia facente parte dei possedimenti di Santa Maria di Casanova. Grancia edificata nel 1222 , l’insediamento è sito a 1616 slm . Il territorio dove sorse la grancia fu donato dalla contessa Margherita di Loreto nel 1191. Sono ancora visibili i perimetri degli ampissimi recinti in pietra denominati “mandroni”, stazzi costruiti da muri a secco sul lato nord dell’impianto della grancia articolati in nuclei funzionali di un organismo a pianta regolare.
La grancia di Santa Maria del Monte doveva avere come modello quello della masseria (sono ancora visibili i resti della scala esterna) con fondaci e stalle, per l’uso generalizzato delle strutture voltate, sia per la chiesa che per gli altri ambienti, oltre alle volte a botte, si può pensare ad un insediamento importante il cui impianto architettonico è derivazione culturale di quello del convento di Santo Spirito d’Ocre. Struttura imponente per il luogo, che fa percepire l’enorme sforzo di bonifica attuato dai Cistercensi. Bonifica del territorio e culturale, i Cistercensi insegnano qualcosa ai contadini e ai pastori, ed in cambio gestivano l’economia dei loro prodotti, intorno alle attività pastorali e agricole gravitò un enorme massa di lavoro umano che comportò cospicui investimenti di capitali, e di conseguenza ricavi da capogiro. Tant’è che ci fu un periodo sociale molto stabile e duraturo. La loro presenza, in virtù delle loro regole, riuscì a far integrare tutte le realtà lavorative. Ma perché venne edificata proprio li? come indicava il De Marchi, a Campo Imperatore nasce “un’herba sotilissima, ma non cresce più d’un mezzo dito ma è foltissima et ingrassa le pecore assai”. Infatti il versante meridionale del Gran Sasso era sfruttato dalle comunità locali per la pastorizia e la coltivazione di cereali, la montagna era uno strumento insostituibile di vita. Era il luogo a mezza via tra i castelli e il luogo di lavoro, Santa Maria del Monte fu un grande centro di smistamento di bestiame, diventando il capolinea della transumanza e dello scambio di prodotti alimentari. Il convento era vissuto tutto l’anno, ma d’inverno le condizioni proibitive di questo territorio, spingevano i monaci a spostarsi nell’umilissimo insediamento in contrada “Le Condole”, sito a qualche centinaio di metri più in basso dell’insediamento granciale. Si raggiungeva in poco più di mezz’ora di cammino, una piccola valle riparata dai venti e coltivata a lenticchie ed orzo. Si notano tutt’oggi i ruderi di antichi insediamenti che testimoniano la vita sacrificata dei frati. Se ne contano cinque, l’architettura è tipica dei Cistercensi, volumi parzialmente interrati per conservare il calore, murature in pietra spesse un metro, e volte a botte. Strutture a due piani, ampie e sicure. Architetture solidissime, costruite con una razionalità tecnologica ben precisa. Venivano usate solo dai monaci per sfuggire alle condizioni proibite, mentre i pastori, i servi, sfruttavano le Locce”.
Le Condole, costruzioni in pietra, abitate dai Monaci Cistercensi , durante il periodo invernale. Costruzioni agro-pastorali, oggi in gran parte dirute, realizzate con legante e coperte con volta a botte. Nel comune di Santo Stefano di Sessanio due costruzioni di questo tipo si distinguono per le notevoli dimensioni e per la presenza di un piano superiore. Gli edifici sono incassati nel declivio della collina e risultano per buona parte sotto il livello del terreno. La costruzione più grande ha due ingressi, uno dei quali è preceduto da una galleria usata per mungere il bestiame al coperto. II piano superiore, con pavimento in legno, serviva da deposito attrezzi e da abitazione per gli addetti ai campi e agli animali. La località è denominata “Le Condole” ed è nota fin dal XVI secolo, epoca a cui risale un contratto di vendita fra I’Abbazia di S. Spirito d’Ocre e un certo Romanelli. Queste piccole dipendenze agro-pastorali appartenevano ai monaci cistercensi ed erano legate alla vicina grancia di S. Maria del Monte.