Una faticosa e sfibrante escursione al lago intitolato a Margherita d’Austria , dopo più di 27 kilometri e 2102 metri di dislivello pos/neg, terminata, in zona “cesarini”, con la “cognetta” all’Aurora Resort dai magnifici Fratelli Spaziani.
Il lago della Duchessa, si tratta di un lago di origine glaciale, uno dei pochi dell’Appennino, in territorio Reatino, precisamente nel comune di Borgorose, ai confini con l’Abruzzo e la provincia dell’Aquila. Il toponimo deriva da quello attribuito alle montagne circostanti dal bolognese Francesco De Marchi nel XVI sec. in omaggio a Margherita d’Austria, Duchessa di Parma e Piacenza che aveva, tra i suoi feudi abruzzesi, anche Leonessa e Cittaducale, dove per qualche tempo dimorò.
Posto a 1788 s.l.m. in una conca d’altura tra le pareti di roccia del Murolungo (2 184 m) e i declivi del monte Morrone (2 141 m) e del sottogruppo Costone-Uccettu (2 239–2 004 m) in una zona prativa che d’estate si ricopre di ranuncoli ed è il rifugio del tritone crestato. Nei pressi è presente una grotta carsica ricca d’acqua e dal suggestivo nome di Grotta dell’Oro.
Il lago, privo di immissari, lungo 400 m e largo 150 m, è un tipico lago montano d’altura di origine glaciale presentando variazioni stagionali di livello dovute al suo essere alimentato esclusivamente dalle precipitazioni atmosferiche e dallo scioglimento delle nevi. La sua forma sembra indicativa di un’antica fusione tra due doline. D’inverno è totalmente ghiacciato e ricoperto di neve, mentre d’estate è luogo di abbeveramento per mandrie e greggi raggiungendo il suo livello minimo e spesso di aspetto torbido e fangoso.
“Purtroppo il lago è diventato “famoso” a livello nazionale per un tentativo di depistaggio avvenuto nell’aprile del 1978 durante il sequestro di Aldo Moro. Un falso comunicato delle Brigate Rosse (il falso comunicato nº 7) il 18 aprile 1978 indicava di cercare il cadavere di Moro nel lago, e costrinse la polizia a delle difficoltose operazioni di ricerca sotto la superficie ghiacciata. Quando arriva il falso comunicato delle Br sul lago della Duchessa, “prova generale dell’assassinio di Moro, non solo Berlinguer crede alla sua autenticità, ma è il ministero dell’Interno a confermarla. Berlinguer e Chiaromonte si recano poi da Andreotti, Galloni e Salvi, i quali pensano che Moro sia già morto”. Nello stesso giorno fu scoperto il covo brigatista di via Gradoli, 96 a Roma. Già dopo una settimana la stampa internazionale avanzò sospetti sulla sua veridicità: “il Canard Enchaîné non esita ad affermare con sicumera che l’affare del Lago della Duchessa (cioè la voce fatta circolare a un certo punto circa la presenza del cadavere di Moro in quello sperduto luogo, con la conseguente massiccia operazione di polizia) altro non era stato che una montatura degli specialisti dell’antiterrorismo, i quali di fronte ad una insostenibile situazione di stallo avevano voluto indurre i terroristi a rompere il silenzio e mostrarsi all’opinione pubblica in piena azione”. Il falso messaggio era in effetti stato rivendicato da più soggetti, ma fu l’emanazione del nuovo comunicato n. 7 tre giorni dopo che indusse a sospettarne la natura di apocrifo; esso fu verosimilmente realizzato dal falsario d’arte Tony Chichiarelli, legato alla Banda della Magliana”.