di Paolo Boccabella
Il Nevaio “perenne” Fosso della Pila è situato nel canalone est sottostante la comba nord del monte Prena che prende il nome di Fosso della Pila, al Foglio 140 della carta IGM Castelli-Rigopiano NE. È un canalone strettissimo di cui non si vede il fondo, che molto più a valle confluisce nel canalone della Rava (già descritto in un altro articolo).
Descrizione
Il nevaio è contenuto, tra le quote 1.550 e 1.650, dalle due pareti rocciose verticali del Fosso della Pila. Questo è un autentico «CANYON » con esposizione NE, scavato dalla acqua lungo una linea di frattura.
Le sue pareti, alte fino a 100 metri, sono formate da strati rocciosi in serie rovesciata costituiti: in alto da banchi, con spessori variabili fra 0,5 e 2 metri, ad andamento subverticale, di calcari bioclastici del cretaceo medio, e da calcari bianchi fittamente stratificati del cretaceo superiore; in basso da un grosso pacco di sottili strati di calcari marnosi rossi e verdi intercalati con frequenti straterelli e lenti di selce del paleocene.
Tali rocce pur non presentando tracce evidenti di macrofossili contengono abbondanti frammenti di essi e numerosi microfossili.
Il nevaio è lungo attualmente 100 metri, largo in media 20 metri, ha profondità massima di circa 50 metri; la pendenza della sua superficie, abbastanza omogenea, è di circa 25°, mentre il profilò di fondo del canalone è molto discontinuo e presenta nella parte mediana salti verticali di oltre 60 – 70 metri.
La stratificazione, ben evidente dov’è possibile l’osservazione delle fiancate, costituita da un’alternanza di strati di ghiaccio nero per l’alto contenuto di detriti con strati molto più puliti, e l’enorme quantità di detrito (zolle erbose e pietre) specialmente a monte sulla sua superficie, sono segni inconfutabili di poderose valanghe, ciò giustifica l’eccezionalità della quota a cui il nevaio esiste. Un’ulteriore giustificazione deriva dalle caratteristiche del suo bacino di raccolta: l’area che lo costituisce è di circa 2 kmq comprende tutta la fascia superiore del versante settentrionale della cresta del Vado di Ferruccio e del versante orientale di M. Prena tra le quote 1500-2400, per la lunghezza di circa 2 km.; la pendenza media del suolo (circa 40°), la sua natura (lussureggiante vegetazione erbosa e fasce rocciose levigate dall’azione degli agenti atmosferici), unite all’azione del vento “dominante” di SO forma in inverno su questo versante grosse cornici di neve, ne fanno un ideale terreno per la caduta di valanghe.
Il ruscello che scaturisce dal nevaio percorre il tratto inferiore, molto scosceso, del Fosso della Pila e, sempre conservando questo nome, a q 1000 confluisce nel Fosso della Rava che raccoglie a q. 600 (100 mt. più in alto di Castelli) il contributo del Leomogna che scende dalla parete N del M. Camicia, per versare nel fiume Mavone che è uno dei grossi affluenti del Vomano.
Il nevaio oramai, attraverso le ultime stagioni poco nevose, non può essere più considerato perenne, infatti in una recente visita effettuata il 24 agosto 2017 con gli Alpinisti Pierluigi Polce e Marco Daniele, era ridotto a soli due blocchi di neve che non avrebbero superato l’ultimo periodo estivo. Tuttavia, nonostante una primavera secca e la torrida estate 2017, la vedretta ha resistito anche troppo.
L’itinerario
Il percorso più breve per raggiungere il fronte del Nevaio “permanente” della Pila ha inizio della strada comunale pedemontana, al servizio dell’Acquedotto del Ruzzo, di Pretara (fraz. Isola del Gran Sasso).
Superato il bivio per Piane del Fiume, 500 metri più avanti, sempre sulla Comunale, vi è una carrareccia che sale lungo il bosco di Pagliara fino ad arrivare a Fonte del Peschio 1378slm (ex sentiero n. 9 carta CAI AQ 1:25000). A questo punto, piegando a sx, si abbandona l’ex sentiero n. 9 e, per tracce pastorali, si raggiunge la Radura del Quadrato (1600 slm), incrociando l’ex sentiero n 7 sempre del CAI proveniente dal Lago di Pagliara. Da qui inizia un traverso malagevole di tutto il pendio sottostante il Prena raggiungendo, dapprima una zona detta “Cava Grande” e successivamente il Fosso della Pila.
Si rileva che in passato, gli abitanti dei paesi circostanti, erano soliti prelevare da esso neve per diversi usi. Risulta anche che intorno agli anni ’50 il nevaio fu fatto oggetto di osservazioni e rilievi da parte dell’allora presidente della Sezione di Penne del C.A.I. Giacomo Lombardi
Paolo Boccabella
Visita al gemello morto
di Pierluigi Polce 24 Agosto 2017
Promuovere sempre la Storia delle nostre montagne, anche dei luoghi ai più inaccessibili e rischiosi, per un piccolissimo contributo alla Loro preservazione.
Senza vanto di ardimento.
Che cosa rimane di un nevaio che non è più in vita?
Una sorgente essiccata, un cumulo di pietre, animali che emigrano altrove.
In realtà sono diversi i gemelli del nevaio perenne della Rava visitato e omaggiato la scorsa settimana. In questo ormai agli sgoccioli per l’estivo e purtroppo solo invernale nevaio fosso della Pila, situato in una profonda ferita sotto Vado Ferruccio versante “mare”, il silenzio della morte era scandito dal lento gocciolare dell’ultimo blocco di ghiaccio rimasto. Sembrerà un assurdità prendere rischi solo per andare a vedere nevai in estinzione, ma ci sono cose che non si possono giudicare secondo i sentimenti altrui, perchè per loro non hanno valore materiale.
Noi speriamo, in questi drammatici momenti in cui le Nostre montagne bruciano, che i Nostri rischi (di cui siamo consapevoli), portino ad un Loro maggiore rispetto.
Buona visione e lettura per ciascuna foto.
Immenso grazie al capo cordata Paolo (mio Maestro) e a Marco (esempio di Skyrunner di levatura Mondiale)