La struttura è stata costruita nel 1935 e mai completata a causa della sopraggiunta guerra che successivamente ne decretò l’abbandono, pur tuttavia il promontorio sul quale insiste l’edificio esprime una vista mozzafiato all’escursionista di passaggio.
L’Appennino nasconde meraviglie inesplorate sconosciute ai più; solo chi frequenta assiduamente questi territori ne conosce i segreti e ne percepisce le particolarità, soprattutto per chi la montagna la vive da sempre. Vi parliamo oggi di una struttura situata sul Gruppo del Gran Sasso che venne costruita e mai completata a causa del sopraggiungere della guerra, nel periodo tra il 1930 e il 1935 e che tutt’oggi risulta incompleta e abbandonata: si tratta dell’Albergo Diruto. Questo edificio sorge su due piani per una superficie totale di 400 mq; si trova sull’ampia Cresta dell’Arapietra, nel cuore del Parco del Gran Sasso sul versante orientale del monte omonimo, a circa 1900 metri di quota.
Dal Rifugio è possibile osservare un panorama davvero unico, che spazia dalla valle del Vomano fino al mare Adriatico, passando per i due Corni, Corno Grande e Corno Piccolo, ma l’immagine più suggestiva la si percepisce guardando il crinale orientale della Catena del Gran Sasso che va dal monte Brancastello al Camicia, sorvolando le Torri di Casanova, l’Infornace e il monte Prena, dove passa l’aerea cresta del sentiero alpinistico, denominato:“Il Centenario”, mentre dal versante opposto i Monti della Laga e i Sibillini chiudono lo straordinario panorama. Una particolarità di questo manufatto è quello di offrire la possibilità di accedere alla scalata delle vette più ardite del Gran Sasso, e la sua posizione è sempre esposta al sole. Intorno agli anni ’90 vennero appaltati i lavori per il suo completamento, in quanto negli anni precedenti non erano mancate proposte di completamento e riutilizzo, ma il progetto naufragò per via della mancanza di una strada che permettesse l’accesso fin sulla zona. La struttura tuttavia resiste ancora nonostante l’incuria e l’esposizione agli eventi meteorologi estremi che caratterizzano questa montagna, chissà se prima o poi qualcosa di veramente concreto verrà finalmente fatto.
Si racconta che la soffitta veniva utilizzata per qualche pernottamento durante la settimana in cui c’erano i festeggiamenti in onore della Madonnina, situata all’arrivo dell’ovovia dei Prati di Tivo, a q 2007.
Oggi, come non mai, non siamo in grado di mantenere e preservare quello che i nostri padri ci hanno lasciato. Un esempio su tutti: gli impianti sciistici dei Prati di Tivo e Pratoselva, almeno per quel che riguarda il versante nord della Catena del Gran Sasso.