Quando si parla di scogli non si può fare a meno di pensare al mare e ricordare una famosa canzone di Mogol/Battisti dal titolo: “Io vorrei…non vorrei… ma se vuoi”, il cui ritornello recita: “… Come può uno scoglio arginare il mare anche se non voglio torno già a volare…”. Oppure mentre si è distesi in spiaggia a osservare il mare sognando rilievi alpestri e asperità rocciose. Oggi è nata una nuova disciplina dell’arrampicata libera, senza corde (deep water), che prevede di scalare le scogliere a picco sul mare, avendo come protezione la profondità dell’acqua sottostante, con una sola prerogativa: dopo la caduta bisogna saper nuotare. Rimanendo sulla definizione letterale, lo scoglio è una porzione rocciosa che emerge dal mare, mentre per noi alpinisti è una scheggia di roccia che si “isola” da una catena montuosa, oppure nasce direttamente dal basso e si staglia verso il cielo. Quello più famoso è senz’altro il Cervino, che con i suoi 4478 metri è stato definito, a metà dell’Ottocento, lo scoglio più nobile d’Europa. Anche da noi e precisamente sulla Catena del Gran Sasso si trovano numerosi scogli, in particolar modo lungo il tracciato dello storico Sentiero Alpinistico del “Centenario”. Ricordiamo il Cimone di Santa Colomba, gli scogli dell’Infornace, il Piccolo Cervino al Monte Prena, Punta Caterina, nei pressi di Vado Ferruccio, ecc. Tutti scalabili senza particolari difficoltà, ma soprattutto è un valido motivo per esplorare e conoscere meglio questo settore del Gran Sasso, oggi percorso da numerosi escursionisti, sotto un altro aspetto. Infatti in questo percorso d’alta quota, sono racchiusi, come in uno scrigno, gioielli di natura incontaminata.