Trepalle considerato, assieme a Juf in Svizzera, l’abitato più alto d’Europa. “Paese di gente seria che parla poco e sottovoce”.

“Senza scomodare i meridiani e i paralleli, la latitudine e la longitudine che sono porcherie inventate dagli uomini,  per mettere in gabbia questo disgraziato mondo, e ridurlo ad un sacco di stupidi numeri, col bel risultato, che il progresso va avanti e la civiltà va indietro!

Se vogliamo intenderci su Trepalle, basterà dire che Trepalle è un paese che sta lassù a casa di Dio. Quando si dice lassù, a casa di Dio, significa che ogni tanto un angioletto si affaccia da una delle nuvole che viaggiano nel cielo di Trepalle e dice: Oh ei giovanotti! Facciamo un po’ più piano! che qui c’è gente che riposa! Insomma! Trepalle, è un paese in cima a un monte e ci passa la sua brava carrozzabile, ma per modo di dire ci passa, perché: scavalcato il valico di Trepalle e arrivati in mezzo ad un gran prato, la strada si ferma lì, e buona notte al secchio.

Ma adesso, c’è da dire anche un’altra, ecco: voi prendete una di quelle stramaledette carte topografiche, che in tempo di pace servono semplicemente a far sbagliare strada quando si viaggia in macchina, mentre in guerra, servono magnificamente a quegli sporcaccioni  che buttano giù roba esplosiva dal cielo, e spediscono da terra, pillole di cannone grosse quanto una casa. Bè, prendete una di quelle carte topografiche, trovate la linea nera di confine, e a un bel momento, ecco il puntino con Trepalle, e il puntino, è proprio nel bel mezzo della riga nera.

Politica a parte, Dio è uno che ci sa fare, e quando ti pianta un Trepalle in cima a un monte, fuori dal mondo, compensa la faccenda con delle case che non si trovano ma neanche a Parigi. Il cielo, da perdersi dentro agli occhi, tanto è azzurro e profondo, un arlecchino che va su e giù per il piloro come un filo di seta, e dei prati verdi e dei laghetti turchini e anche la De Angeli-Frua, che per i colori è imbattibile, riesce a pitturarli così. Inoltre una pace, è rimasta quella di trentamila anni fa, perché anche se passa, uno scarcassato di camion con tutto il suo processo progressivo, sembra come un grano di riso buttato dentro uno stagno. D’inverno viene giù neve alta come un uomo e anche di più, e per cinque o sei mesi la gente sta rintanata in casa, e fa un freddo stramaledetto, gela la terra, tanto che non si può seppellire i morti, però gelano anche i morti, e così, se uno muore e lo mettono in solaio e aspettano a seppellirlo a primavera. Uno non ci crede, ma voi, provate a morire d’inverno lassù! E vedrete cosa vi succede: questo è Trepalle, che però ha tutte le sue comodità, come i paesi della valle: cimitero, scuola, botteghe, municipio, maresciallo, e si capisce, la chiesa col confessionale, diverso dagli altri, perché d’inverno è una cameretta riscaldata con una sedia per il parroco, e un inginocchiatoio per il penitente il quale, grazie alla stufa, può cercare la salute dell’anima anche d’inverno, senza per questo doverci rimettere, assieme al prete, la salute del corpo.  Questo è Trepalle: paese di gente seria che parla poco e sottovoce. Prima di tutto perché,  quando uno non ha niente da dire e di interessante, è meglio che tenga chiuso il becco, secondariamente perché,  quando si abita tanto in alto,  bisogna cercare di disturbare il Padreterno: il meno possibile!”

Trepalle nella stagione invernale
Trepalle

Le piccole “comodità”.
La cappella di Viera
La strada carrozzabile
Una rievocazione storica

Juf è una frazione di circa 25 abitanti del comune svizzero di Avers, nella regione Viamala (Canton Grigioni). Posto a un’altitudine di 2 126 m s.l.m., è il centro abitato da residenti permanenti più alto d’Europa.
La strada per Livigno è stata inaugurata alle auto nel 1914 e sino al 1952 è stata tenuta chiusa d’inverno, un collegamento strategico realizzato in un periodo di intensa preparazione bellica.
L’immagine qui riportata è di Giuseppe Pessina. Originariamente piuttosto rovinata, il restauro fotografico è stato eseguito da Alpinia Editrice nel 1998 in occasione della ristampa del volume «Usi e costumi del Bormiese – 1912» (da cui è tratta, foto © Alpinia Editrice). È proprio di quel periodo, probabilmente tardo autunnale: la classica ‘foto di gruppo’, ove tutti mostrano un non nascosto orgoglio.

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