Una mia piccola analisi sulla tragedia di Rigopiano

 

 Rigopiano

Fino a quando non ho effettuato un sopralluogo su tutta l’area interessata dalle copiose nevicate del Gennaio scorso non potevo immaginare della violenta e distruttiva valanga che ha seminato morte e devastato un complesso alberghiero come quello di Rigopiano.

b Rifugio Tito Acerbo

b Rifugio Tito Acerbo

c Il Rifugio e la slavina sullo sfondo

c Il Rifugio e la slavina sullo sfondo

Percorrendo la strada pedemontana Castelli-Rigopiano per Km ca. 8,500, ho constatato che oltre alla nota e ricorrente slavina del Nevaio Perenne del Gravone (foto “t”) ne sono cadute altre tre in luoghi dove, a memoria d’uomo, non si erano mai verificate.

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e Il canale di partenza

e Il canale di partenza

f La strada pedemontana invasa

f La strada pedemontana invasa

Anche la valanga del Gravone non si è comportata come negli altri anni, quando è scesa, ma ha addirittura devastato la carreggiata della carrozzabile stessa proseguendo ancora la sua corsa, distruggendo un’altra porzione di bosco secolare; si evince che l’evento è da ritenersi ECCEZIONALE. Un altro elemento significativo è quello cerchiato nella foto “u” dove una pericolosissima “meringa” incombe ancora sopra il canalone del Gravone.

g faggi secolari sdradicati

g – faggi secolari sdradicati

h L'ultimo lembo di tetto rimasto

h – L’ultimo lembo di tetto rimasto

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l La strada Farindola Vado di Sole

l – La strada Farindola Vado di Sole

L’immagine “a”, ricavata da google-earth, testimonia ancora una volta di come, un tempo venivano costruiti i rifugi alpini. Infatti il Tito Acerbo (M.d.V.M.), foto “b”, costruito negli anni ’30, sorge ai piedi della costola del vallone mentre l’hotel è stato realizzato proprio sotto il canalone. Dalla carta IGM foglio 140 –CASTELLI- 1:25000 ed.1950, è evidenziato, sempre nel vallone incriminato, anche un piccolo corso d’acqua; questo fa supporre che nel passato ci si incanalavano le acque provenienti dallo scioglimento delle nevi o da temporali di forte intensità. Proprio nella foto “c” si vede a ca. 20 metri la slavina che ha seguito il corso del canalone senza investire minimamente il manufatto alpino. Nell’immagine “d” si suppone che la valanga abbia avuto la sequenza come numerata, la 1 è partita per prima avendo a disposizione più dislivello senza vegetazione, mentre la 2 e la 3 hanno “beneficiato” del solco già scavato dalla 1.

o Piccolo canale adiacente

o – Piccolo canale adiacente

p guardrail devastati

p – guardrail devastati

q Nuovo canale di slavina

q – Nuovo canale di slavina

Infatti fino a quando una vera commissione scientifica non porterà prove di precedenti valanghe si può definire che il posto era al “sicuro”, come risulta agli atti del Comune di Farindola. Purtroppo il 18 gennaio scorso è avvenuta la prova contraria. D’altra parte se un geologo firma che il terreno di una casa è al sicuro e poi frana a causa di una alluvione devastante di cui, a memoria di uomo e di qualsiasi documento storico, non credo sia giusto condannare il geologo.

r quantit_ di neve sulla strada pedemontana

r – quantit_ di neve sulla strada pedemontana

s La Fonte dei Banditi

s – La Fonte dei Banditi

t Il Nevaio del Gravone

t – Il Nevaio del Gravone

u L'imponente meringa

u – L’imponente meringa

v Meringhe al Dente del Lupo

v – Meringhe al Dente del Lupo

z Il Dente del Lupo

z – Il Dente del Lupo

Da ricerche effettuate, negli archivi dell’Università dell’Aquila, è conservata una carta valanghe, con osservazioni riferite al ventennio 1964-84, dove nella zona di Rigopiano non venivano segnalate valanghe, di conseguenza le carte successive sono state redatte sulla scorta di quelle precedenti. (foto all.)

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Una cosa è certa, al di là delle ricerche scientifiche che non mi permetto di farle, ma una turbina che si rompe nella primavera del 2016 e NON viene riparata in tempo utile per la stagione invernale 2016-2017 NON è accettabile. Stiamo parlando di un danno meccanico di €25.000 ca., e NON si può dire che liberare la strada dell’Hotel NON rientrava nelle priorità.

Purtroppo oggi contiamo 29 morti, una struttura alberghiera distrutta che era una risorsa per tutta la zona ed oltre, più l’imponente macchina dei soccorsi che, forse, nessuno pagherà.

 

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